direttore responsabile Goffredo Morgia
Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Parere favorevole della Commissione Esteri sul provvedimento recante modifiche alla legge sulla cittadinanza italiana con un’osservazione sull’esigenza di riconsiderare la normativa per l’acquisto della cittadinanza iure sanguinis

CAMERA DEI DEPUTATI

La Commissione propone di valutare la necessità di porre dei limiti temporali alla ricostruzione della linea di trasmissione della cittadinanza e di introdurre ulteriori requisiti per la richiesta

 

ROMA – La Commissione Esteri della Camera dei deputati ha approvato un parere favorevole sul provvedimento recante modifiche alla legge sulla cittadinanza italiana (legge n.91 del 5 febbraio 1992).

Il provvedimento è un testo unificato delle proposte presentate in materia anche da Fucsia FitzGerald Nissoli (Fi, ripartizione America settentrionale e centrale), Francesca La Marca (Pd, ripartizione America settentrionale e centrale), Elisa Siragusa (Misto, ripartizione Europa), Eugenio Sangregorio (Usei, ripartizione America meridionale) e Massimo Ungaro (Italia Viva, ripartizione Europa).

Nel parere si evidenziano “le profonde trasformazioni intervenute nella società italiana” nei 30 anni trascorsi dell’approvazione della legge e l’opportunità quindi di “aggiornare le norme in materia di cittadinanza secondo una prospettiva onnicomprensiva che ponga al centro la finalità dell’integrazione dei minori stranieri cresciuti in Italia e che abbiano studiano o studino in Italia”. Si ribadisce infatti come tale percorso sia indispensabile per prevenire “marginalità ed esclusione sociale” che alimentano fenomeni di grave insicurezza, “come l’esperienza maturata da altri Paesi europei ha tragicamente dimostrato in anni recenti”. Si evidenzia inoltre che “nel raffronto con i maggiori Paesi europei, l’Italia figura tra i Paesi più restrittivi quanto alla concessione della cittadinanza ai minori stranieri nati o cresciuti in Italia” e che il ruolo della scuola deve acquisire maggiore centralità quale “potente fattore di integrazione” e costituente un legame con “il nostro Paese fondato sulla condivisione del patrimonio culturale e linguistico italiano”.

La Commissione condivide dunque l’introduzione di “una nuova fattispecie di concessione della cittadinanza orientata al cosiddetto principio dello ius scholae, cioè al principio per cui acquisisce il diritto alla cittadinanza il minore straniero nato in Italia, o che vi ha fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia e abbia frequentato regolarmente, nel territorio nazionale, per almeno 5 anni, uno o più cicli scolastici presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale”. In questo modo si offre “ai minori stranieri la prospettiva di far parte di una comunità di cittadini, favorendo la loro partecipazione alla vita della comunità stessa e rimuovendo le disparità di trattamento attualmente esistenti rispetto ai minori cittadini italiani”.

Il parere favorevole include inoltre un’osservazione che sottopone alla Commissione di merito il compito di valutare l’opportunità di integrare il provvedimento in esame con disposizioni volte a riformare la legge n. 91 del 1992 nell’obiettivo di riconsiderare le fattispecie di acquisto della cittadinanza iure sanguinis per gli oriundi ponendo dei “limiti temporali ragionevoli alla ricostruzione della linea di trasmissione della cittadinanza e con l’introduzione dei requisiti che possano attestare un legame genuino con il Paese e con il patrimonio culturale e linguistico italiano, congiunto ad una reciprocità di diritti e doveri”.

La Commissione ritiene infatti che l’incremento “esponenziale delle richieste di cittadinanza registrate negli ultimi vent’anni” ponga “un serio problema di sostenibilità” rispetto al “grave sottodimensionamento della rete estera, “impegnata in gravose procedure per la ricostruzione delle diverse casistiche, soprattutto in America Latina, e in particolare in Argentina e Brasile, in cui la platea degli italo discendenti aventi diritto ammonta a milioni di concittadini potenziali”. La revisione della normativa appare inoltre necessaria per “scoraggiare pratiche di richiesta della cittadinanza finalizzate all’acquisto di un passaporto spendibile per un ingresso più agevole negli Stati Uniti o nell’area Schengen, oltre che per potere accedere a benefici di carattere sanitario, fiscale o economico che la legge riserva ai cittadini italiani”.

Nel corso dell’esame del provvedimento, è intervenuta anche Fucsia FitzGerald Nissoli per lamentare l’esclusione dal testo unificato di alcune norme che avrebbero consentito agli italiani all’estero di riacquistare la cittadinanza, considerando che “molti di loro hanno completato in Italia lo stesso ciclo di studi – in taluni casi, anche quelli superiori – che consentirebbe agli stranieri, in base alla nuova disciplina, di ottenere la cittadinanza”.

Interviene per annunciare il voto contrario della Lega al parere della Commissione Guglielmo Picchi, che ritiene la disciplina attualmente in vigore “più che generosa nella concessione della cittadinanza”, che a suo avviso pone “l’Italia ai primi posti in Europa per numero di nuove acquisizioni, al netto delle cittadinanze concesse agli italo-discendenti”. Per Picchi, inoltre, “la normativa in vigore prevede un accurato e condivisibile percorso di naturalizzazione, che può intervenire solo al momento del compimento della maggiore età”. Il deputato ricorda poi che il procedimento per l’attribuzione di cittadinanza agli oriundi è in diversi Paesi “giuridicamente differenziato”, “a conferma che si tratta di una fattispecie a sé, da tenere ben distinta dalle altre ipotesi di acquisto della cittadinanza”. Picchi non condivide pertanto l’osservazione sulla necessità di porre dei limiti temporali alla ricostruzione della linea di trasmissione della cittadinanza, così come l’introduzione di un “non meglio precisato ‘legame genuino’ con il patrimonio culturale e linguistico italiano” per la concessione della cittadinanza, perché non comprende la richiesta di “prevedere dei requisiti rispetto ad uno status civitatis cui si ha diritto a prescindere in quanto italo-discendenti”. Rimarca infine la necessità di procedere con la digitalizzazione dei procedimenti, per renderli più rapidi, mentre suggerisce di “fissare, sul modello inglese, tariffe congrue e cospicue per attivare il procedimento e scoraggiare richieste pretestuose”.

Laura Boldrini (Pd) ribadisce che il provvedimento “si limita ad introdurre la fattispecie ius scholae, assai circoscritta quanto alla platea dei beneficiari e ben lungi dal configurare una pur necessaria revisione organica della disciplina, che necessiterebbe di ben altri interventi”. Condivide infine l’osservazione approvata sulla limitazione dell’applicazione dello ius sanguinis anche per il sovraccarico di lavoro che questo ha generato per la rete consolare.

Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ricorda infine che le problematiche citate nel parere sono riconducibili non ai figli dei connazionali all’estero, “che sono evidentemente cittadini italiani”, ma “all’enorme casistica di ricostruzione della linea di trasmissione della cittadinanza, che crea i maggiori oneri alla rete consolare. (Inform)

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail
Powered by Comunicazione Inform | Designed by ComunicazioneInform