ITALIANI ALL’ESTERO
Da “Presenza”, quindicinale della comunità italiana in Cile
SANTIAGOI DEL CILE – Le comunità italiane all’estero una risorsa per l’Italia, espressione frequentemente usata potrebbe trasformarsi in un modo di dire se non si va ai contenuti. Risorsa vuol dire anche ricchezza e capacità. Un costruttivo rapporto dell’Italia come paese, con le Comunità all’estero deve misurarsi sulla base di una reciprocità operativa che valorizzi le peculiari caratteristiche che le rendono interlocutori validi e soggetti di interventi. Il vasto mondo dei 60 milioni di italo-discendenti porta con sé anche una grande varietà di cultura che è germinata nelle terre di accoglienza rendendone visibile tanto la dimensione dell’identità come quella dell’integrazione. Due esempi per ora nell’ambito della cultura e dell’economia vanno a sostegno di quanto detto. Da una parte l’aumento del numero delle scuole italiane paritarie all’estero che integrate nelle scuole locali rendono il Sistema educativo e formativo italiano presente nei paesi dove stanno operando. Solo l’impegno e la passione dei connazionali impegnati su questi fronti stanno permettendo lo sviluppo di queste scuole come anche di programmi interessanti per la diffusione della lingua e della cultura italiana. Dall’ altra parte anche l’aspetto economico e le politiche per l’internazionalizzazione del Made in Italy non solo si basano sulle iniziative di imprenditori che agiscono dall’ Italia; ma anche di coloro che nati nei paesi di accoglienza vengono stimolati a promuovere i prodotti italiani, oltre che per il naturale interesse commerciale anche per la passione di sentirsi più italiani e vicini alla Madre Patria. Qui le camere di commercio italiane all’ estero andrebbero ulteriormente potenziate nella linea di creare dei veri programmi di formazione sul Made in Italy e questi diretti soprattutto, a giovani imprenditori. La reciprocità dovrebbe portare con sé anche il riconoscimento di tanti connazionali imprenditori, che con il loro spirito di iniziativa aprono strade nel mondo all’industria ed ai prodotti italiani. In questo senso andrebbe riconsiderato anche il criterio con cui ogni anno la Presidenza della Repubblica assegna quelle Onorificenze con il grado di Cavalieri del Lavoro. Da chiederci perché solo uno solo dei connazionali all’estero del mondo del lavoro ne viene insignito? Anche qui sarebbe il caso di aprire un maggiore spazio anche a quegli imprenditori che all’estero elevano la parte più nobile del lavoro italiano con innovazioni, creazione di posti di lavoro e anche con importanti dosi di solidarietà per ridurre i dislivelli sociali. Gli equilibri e la stima renderanno l’espressione risorsa per L’ Italia certamente più ricca ed efficace. (Nello Gargiulo- Presenza/Inform)