mercoledì, 25 Settembre, 2013 in
NOTIZIE INFORM
ITALIANI ALL’ESTERO
In risposta ad un intervento del consigliere del Cgie, Mario Bosio
Marco Fedi (Pd) sulla proposta da abolire la circoscrizione Estero formulata dalla Commissione per le Riforme costituzionali
“Critichiamo l’assenza di un’alternativa. Non abbiamo chiesto privilegi ma il riconoscimento di diritti”
Bosio evidenzia la prevedibilità della proposta, visti i problemi riscontrati nell’esercizio di voto e la poco confortante percentuale di votanti registrata tra i connazionali residenti all’estero alle ultime elezioni politiche, critica l’attività svolta in Parlamento dagli eletti nella circoscrizione Estero e ribadisce la necessità di mantenere il voto in loco – per corrispondenza e/o elettronico – così da garantire l’effettiva possibilità di partecipare alle elezioni italiane anche a coloro che risiedono fuori dai confini nazionali (per consultare l’intervento completo:
http://www.litaliano.it/index.php/itamondo/itamondo-news/opinioni/481-il-voto-in-loco-e-piu-importante-della-circoscrizione-estero).
“La decisione di creare la circoscrizione Estero, dando risposta con essa all’esigenza dell’esercizio in loco del diritto di voto, fu presa grazie ad un accordo tra tutte le maggiori forze politiche e parlamentari, con il pieno sostegno pieno dell’on. Tremaglia – ricorda Fedi, ribadendo come, nel caso fosse messa in discussione tale circoscrizione, “lo Stato italiano dovrebbe comunque garantire l’esercizio in loco del diritto di voto”.
“Gli stessi saggi lo dicono, anche se non specificano come – lamenta l’esponente democratico. “L’abolizione della circoscrizione Estero, infatti – precisa, – non introduce alcun altro sistema di voto in loco ed è per questa ragione che abbiamo criticato i saggi, i quali motivano l’eliminazione della circoscrizione proprio con il non positivo funzionamento del voto per corrispondenza. Essi non offrono un’idea alternativa e parlano di problemi che nulla hanno a che vedere con la qualità della rappresentanza e tutto a che vedere, invece, con le modalità di voto”, modalità che per Fedi “possono essere migliorate o anche radicalmente modificate intervenendo sulla legge ordinaria 459 del 2001”.
Il parlamentare del Pd risponde poi alle critiche rivolte alla “qualità della rappresentanza”. “Lei parla di una litigiosità che non è mai uscita dalle logiche della diversità di idee e di giudizio politico: normali per chi fa politica! Se ci comportassimo diversamente – afferma Fedi – cadremmo in quella logica della riserva indiana che lei sembra accettare, vale a dire del silenzioso accoglimento di un ruolo inferiore, nella qualità e quantità della nostra rappresentanza. Noi abbiamo sempre pensato, invece, che le nostre comunità nel mondo abbiano bisogno sì di chiarezza di idee e di proposte serie e sensate, ma senza rinunciare alla pari dignità della rappresentanza e alla parità di trattamento. Non abbiamo chiesto privilegi – ribadisce – ma il riconoscimento di diritti”.
“Anche nell’ipotesi del voto in loco per i collegi italiani, non dovremmo cessare di chiedere che i futuri candidati, eletti anche grazie al nostro voto, si impegnino per la parità di trattamento, parità – precisa Fedi – che “oggi deve significare poter accedere a servizi consolari efficienti e vicini, a un sistema pensionistico giusto e degno, a diritti sindacali e trattamenti equi tra personale dei consolati, alla parità sull’IMU e sulle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, a investimenti adeguati su scuola, cultura e assistenza”.
Per Fedi dunque “non è per nostra responsabilità se si rischia di tornare ai momenti più oscuri della storia delle nostre comunità, ma di una classe politica e dirigente nazionale ancora oggi impreparata a comprendere il potenziale enorme rappresentato dagli italiani nel mondo”. (Inform)