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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

La collettività italiana in Uruguay: quali i problemi?

ITALIANI ALL’ESTERO

Da “La Gente d’Italia” del 3.1.2013

La collettività italiana in Uruguay: quali i problemi?

“Da dieci anni lavoriamo per l’obiettivo giovani, e i risultati si vedono”

A colloquio con Claudio Melloni presidente dell’Associazione Emiliano-Romagnoli Emigrati in Uruguay

 

MONTEVIDEO – Le associazioni italiane in Uruguay, in generale, stanno avendo un comprensibile calo di soci , giacché gli immigrati della prima generazione e i loro discendenti diretti sono sempre di meno… Le pare ancora fattibile mantenere gli immobili e il patrimonio fisico della collettività? In che modo?

Le circostanze di oggi sono molto difficili . Tutte le associazioni diminuiscono o al massimo mantengono a fatica il numero dei loro soci. La tendenza non è certo di crescita. Quindi anche il bisogno di mantenere una sede comincia ad essere un po’ diverso da un po’ di tempo a questa parte. La cosa va rivista, perché alcune associazioni non hanno bisogno di una sede propria, e altre potrebbero perfettamente accogliere altre associazioni nella loro, integrandole nei loro spazi, perché non tutte le entità possono affittare un locale per tutto l’anno, utilizzandolo uno o due volte al mese al massimo. Non si fa un ragionamento logico se non si tiene in conto questo, se non si cerca di contribuire allo sviluppo reciproco. E vorrei aggiungere che potrebbe essere il Comites, con il Consolato, a citare le associazioni . Suggerisco un rilevamento delle associazioni con l’obiettivo di conoscere la situazione della loro sede, se ne hanno una fisica o no, e di creare questo legame tra associazioni.

A riguardo della presenza della cultura e della lingua italiana in Uruguay, le pare che stiamo attraversando un buon momento?

Io chiedo sempre di più, per carattere. È il mio modo di essere. Penso sempre che dobbiamo crescere. Ma intanto da parte dell’Italia stiamo tornando indietro, con grossi tagli, di tanti euro, negli ultimi due-tre anni; e i contributi continuano a diminuire. In Uruguay si cerca di difendersi in questo campo, in questa situazione particolare. C’è volontà, c’è attitudine, c’è passione e si vuole crescere. Ma la realtà é tale che in quanto a risorse economiche è sempre più difficile. Si deve sostituire la mancanza di soldi con la disposizione positiva. Ma è importante far presente la situazione della cultura e della lingua, anche se l’Istituto Italiano di Cultura e il Consolato fanno quello che è possibile, e anche le associazioni regionali che hanno rapporto con le loro Regioni promuovono eventi culturali di una certa qualità, e questo bisogna dirlo, bisogna risaltare la presenza e l’attività che si realizza con la volontà collettiva.

All’interno dell’associazione o nel suo circolo di influenza, si sentono le conseguenze della difficile situazione del Consolato?

Sì, sì. Tutti dobbiamo lavorare per appoggiare il Consolato ed aiutare in questa difficile situazione, in cui per 105.000 cittadini ci sono solo 15 funzionari. Questo non è ragionevole, è anomalo, direi che è vergognoso. La Console Cinzia Frigo fa quello che può, e molto di più non può fare. Fa il possibile e anche di più. Tutti, dicevo, dobbiamo apportare un granello di sabbia — come si dice qui — per migliorare le cose, fare la nostra parte personale e istituzionale. Perché credo che il Consolato stia lavorando al massimo delle sue possibilità, in modo eccellente. Le associazioni dovrebbero dare diffusione alla realtà che viviamo, attraverso le regioni, insistendo soprattutto sulla impossibilità di portare avanti una pratica presso il Consolato in tempi accettabili.

Parliamo dei giovani. La loro inclusione nella collettività è una difficoltà comune un po’ a tutte le associazioni del paese. Ma voi emiliano-romagnoli siete un po’ un’eccezione, ed avete un buon numero di giovani anche nella commissione direttiva.

Proprio in questi giorni avremo le elezioni della nuova commissione direttiva, e la presenza dei giovani è assicurata, perché l’Associazione Emilia Romagna ha lavorato molto, sostenuta anche dalla Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo, che da dieci anni appoggia l’“obiettivo giovani”. E il lavoro ha dato risultati reali, perché si sono creati in questi anni spazi specifici per giovani, dal punto di vista culturale , formativo-professionale, della conoscenza della lingua e per viaggi per conoscere le proprie origini e i propri antenati. Si vedono e continuano a vedersi obiettivi molto chiari . E allora si ottengono risultati come questi, e speriamo che anche nelle prossime elezioni associative ci sia gente giovane al comando. Chiarisco che questo non vuol dire che i loro genitori e le persone più anziane non possano partecipare, al contrario: si vuole lasciare spazio ai giovani perché loro hanno nuove alternative , non solo per quanto li riguarda direttamente, ma per tutti i soci. E questo conforta molto.

In febbraio avremo la possibilità di scegliere i rappresentanti degli italiani che vivono in Sud America presso il Parlamento, e più di un esponente della collettività fa presente che per avere un certo peso politico, la collettività italiana dell’Uruguay dovrebbe poter contare con un suo rappresentante. E che l’unico modo di avere un seggio occupato da un rappresentante italo-uruguayano sarebbe di far confluire gli oltre 80.000 voti uruguayani a un candidato di consenso. I tempi sono ormai strettissimi… Come la vede?

Dobbiamo essere sinceri: abbiamo davanti 45-50 giorni, il che non ci dà l’opportunità di portare avanti un’iniziativa di questo tipo. Il tempo è insufficiente anche perché in questo caso si frappone l’epoca delle vacanze, ed è difficile trovare la gente. L’idea non è male, sarebbe importante. Sarebbe l’ideale. Ma i partiti politici italiani vogliono avere i loro rappresentanti , delegati di tutti i paesi del la circoscrizione. È una realtà, dobbiamo sapere che esiste. Ciò non significa che non si possa pensare di avere un candidato di consenso, ma sappiamo che si stanno muovendo già alcune candidature, persone inserite in precise realtà politiche. Per ora sappiamo della candidatura di Aldo Lamorte e di Renato Palermo. Bisognerebbe che qualche istituzione o associazione creino un ambito di discussione, di riunione di tutta la collettività, perché avere due, tre o quattro candidati implica la  divisione dei voti, e non è possibile conquistare una rappresentazione parlamentare se non si lavora molto verso un candidato unico. Un parlamentare dell’Uruguay potrebbe far presente a Roma la situazione del Consolato e altre problematiche degli italiani in Uruguay. Ma ripeto, occorrerebbe che si sedessero at torno a un tavolo persone che abbiano questa volontà, come punto di partenza. Perché la possibilità che un par lamentare eletto in Argentina o in Brasile lavori per l’Uruguay non è molto reale. È logico pensare che, salvo accordi particolari, al primo posto negli obiettivi di un deputato o senatore ci sia la lotta per il paese che rappresenta dal punto di vista dei voti ricevuti . Nel caso che conosco, quello di Lamorte, questo lui lo sa, e sta facendo il possibile per contemplare le aspettative degli elettori. Non conosco le idee di Renato Palermo a questo riguardo. Dobbiamo comunque cercare di creare le condizioni per riuscire a far presente la nostra situazione a Roma. L’ideale sarebbe uno spazio comune di accordo per riuscire ad avere una buona rappresentazione, reale e legittima dell’Uruguay in Parlamento. Io sono molto disponibile per aiutare in quello che posso, come del resto anche la nostra associazione. (Silvano Malini -La Gente d’Italia /Inform)

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