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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

“Italiano 2020: lingua nel mondo globale. Le rose che non colsi”, a Roma la presentazione del volume edito dall’Istituto S. Pio V

LINGUA E CULTURA ITALIANA

 

ROMA – E’ stato presentato presso la Sala delle Conferenze di Palazzo Theodoli Bianchelli della Camera dei Deputati il volume ‘Italiano 2020: lingua nel mondo globale. Le rose che non colsi’. Il volume è stato curato da Benedetto Coccia, Massimo Vedovelli, Monica Barni, Francesco De Renzo, Silvana Ferreri e Andrea Villarini, ed è edito dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V. La presentazione è stata organizzata dalle onorevoli Lucia Ciampi (PD) e Angela Schirò (PD- ripartizione Europa) unitamente all’Istituto S. Pio V, per riflettere su alcune domande affrontate dai curatori come ad esempio quale sia la condizione della lingua italiana nel mondo; oppure quale posto occupi la nostra lingua nella attuale società globalizzata. La deputata Lucia Ciampi ha moderato l’incontro. La prima a prendere la parola è stata Angela Schirò che ha ringraziato l’Istituto Pio V per aver promosso e pubblicato la ricerca dell’italiano 2020 consegnando uno strumento prezioso di conoscenza di lavoro. “Consentitemi di considerarmi – ha affermato la deputata – una testimone privilegiata della materia qui esaminata o anche una residente permanente di quello spazio linguistico italiano globale che la ricerca definisce come quadro di riferimento essenziale delle dinamiche non solo linguistico culturale che l’Italia riesce a sviluppare nel mondo”. Nata all’estero da genitori provenienti dal Mezzogiorno d’Italia, Schirò ha ricordato come “all’interno della famiglia si parlasse la lingua italiana con un misto di dialetti italiani”. Laureata a Friburgo in Germania, Schirò è divenuta insegnate di italiano nelle scuole pubbliche in Germania.  “Credo – ha proseguito Schirò – che non debba aggiungere altro per motivare il mio interesse sulla situazione della diffusione dell’italiano all’estero. Un interesse che ho manifestato sin dall’inizio dell’ingresso in Parlamento anche attraverso alcune mie proposte di legge e diversi atti parlamentari che ho presentato in questo settore”. Per la Schirò il volume, edito dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V, ci richiama a riflettere sui limiti e le incertezze portate avanti nel contesto della lingua italiana all’estero, spesso in questo contesto la nostra lingua non è più la lingua familiare ma è una lingua evocativa di cui riappropriarsi. A seguire l’intervento della professoressa Monica Barni dell’Università per gli stranieri di Siena, che ha ringraziato i promotori di questa giornata per essersi interessati ai risultati della ricerca iniziata dal professor Tullio De Mauro. “Infatti si deve al professor De Mauro questo lavoro che nasce dall’ascolto dei professionisti della lingua italiana che ogni giorno lavorano in trincea. Non troverete delle classifiche ma dei suggerimenti da chi tutti i giorni affronta le questioni della nostra lingua nel mondo”, ha rilevato Barni. Paolo De Nardis, presidente dell’Istituto Paolo V, ha sottolineato l’importanza di questa ricerca, “Penso che con questo lavoro nel 2022, in qualche modo, non solo abbiamo centrato uno dei nostri punti di forza, ma prodotto veramente un gioiello sulla materia dal punto di vista innovativo. Il mio sentito grazie a tutta l’equipe, soprattutto al professor Vedovelli: un doveroso e gradito grazie a chi nell’Istituto effettivamente compie una militanza istituzionale e scientifica che viene a coprire uno degli aspetti fondamentali dal punto di vista della scommessa culturale”, ha commentato De Nardis. Con l’intervento del professor Massimo Vedovelli, dell’Università degli Stranieri di Siena, si è entrati nel vivo della ricerca. “Italiano 2020, è stata l’ultima grande impresa di ricerca promossa da Tullio De Mauro nel 2016 – ha riferito Vedovelli – il comitato scientifico ha raccolto la sua idea di una indagine qualitativa sulla diffusione dell’italiano nel mondo. Assumendo come punto di partenza i dati quantitativi, che non sono molti felici negli ultimi anni, c’è una situazione non positiva dell’italiano in molti Paesi: una diminuzione rispetto agli anni passati. Abbiamo intervistato più di 150 persone – ha ribadito il professore – e le abbiamo chiamate ‘testimoni privilegiati’: operano nei vari settori di ricerca, formazione, impresa e sono in contatto con le questioni degli italiani nel mondo. Questo ne è derivato in sintesi: necessità di una nuova formazione dei docenti; necessità di fare metodologia per l’inserimento della lingua adeguandola all’interno di una cornice di valore linguistica; creare uno stretto rapporto tra lingua-cultura-economia”, ha spiegato Vedovelli parlando di Made in Italy come un sistema di valori e di prodotti anche simbolici. “Tutto questo crea una grande ricchezza potenziale. Ora le normative, le politiche e le strategie devono trasformare questa potenzialità in ricchezza”, ha sottolineato il professore. Per il linguista Luca Serianni, dell’Università la Sapienza di Roma e membro dell’Accademia dei Lincei, il volume è importante perché non c’è nessun intento propagandistico. “Mi pare che il punto di forza del libro sia proprio questo: fare un’analisi il più possibile obiettiva della situazione fondata sul meccanismo della linguistica percettiva, quindi con domande che hanno apportato testimonianze dalle diverse parti del mondo; ma anche far vedere quali possono essere i punti di forza”, ha spiegato Serianni che ha poi portato all’attenzione alcune criticità: il sesto posto dell’italiano in una classifica tra lingue; la perdita dell’italiano per i neo-emigrati che si stabiliscono all’estero e il fatto che l’Italia rispetto alla concorrenza investe molto meno nella lingua e questo ha delle conseguenze. Tre elementi invece sono positivi considerando le nicchie d’eccellenza dove l’Italiano sopravvive. Si tratta di contesti di importanza storica come: la Chiesa Cattolica, poiché nell’alto clero l’italiano è una lingua molto diffusa; l’ambito della musica lirica, dove appare assai difficile diventare cantante lirico se non si conosce l’italiano; infine singole esperienze diffuse nel mondo in cui l’italiano gode ancora di ottima salute come per esempio in Macedonia. “E’ un libro che permette di andare oltre le nostre conoscenze su un certo tema, prospettando anche forme di sviluppo a cui non avevamo pensato in precedenza”, ha evidenziato Serianni centrando quindi l’attenzione sugli aspetti sollevati dal libro. In collegamento è intervenuto Alessandro De Pedys  (Maeci) , Vicedirettore generale per la Diplomazia pubblica e culturale e Direttore centrale per la promozione della cultura e della lingua Italiana. Tra i vari punti affrontati De Pedys ha sottolineato la necessità “per la vitalità dell’Italiano del domani”  di “avvicinare sempre di più i giovani alla nostra lingua”. “Siamo lieti di ritrovare nel volume ‘Italiano 2020’ – ha rilevato De Pedys – alcune delle idee su cui stiamo lavorando e ovviamente prendiamo atto delle critiche che siano costruttive. La nostra è una Direzione Generale costituita da molti giovani. In questo momento siamo in ascolto per raccogliere idee nella consapevolezza che la produzione culturale, ivi inclusa quella linguistica, per essere efficace deve essere condotta in sinergia con i tanti operatori del settore, che oltretutto sono espressione della ricchezza della nostra società civile. L’ambizione è quella di trovare nella Farnesina un po’ il punto di riferimento, senza ovviamente nessuna velleità dirigistica, per indirizzare il più possibile gli sforzi nella stessa direzione. Si può veramente perseguire l’obiettivo di fare dell’italiano una lingua del mondo globale”, ha concluso De Pedys.

Dall’Australia è intervenuto Marco Fedi (COASIT)  che ha sottolineato come questo importante lavoro di ricerca abbia messo insieme aspetti diversi e complessi della diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo. “Vi sono filtri attraverso i quali noi proponiamo il sistema Italia nel suo complesso: dalla promozione economica e commerciale, fino alla ricerca scientifica e tecnologica. Dal punto di vista delle strategie per rafforzare la nostra la presenza del mondo, la prospettiva è quella di un Paese che dovrebbe avvalersi del forte legame tra lingua e cultura, perché è un legame tenace e vivo. In questa prospettiva strategica siamo in forte ritardo; ancor di più lo siamo quando cerchiamo di legare a questa prospettiva anche la promozione strategica economica-commerciale e turistica o ancora quella legata al mondo del lavoro, della ricerca scientifica e della tecnologica. Indubbiamente sono stati compiuti dei passi avanti, ma abbiamo bisogno di una strategia complessiva di alto respiro”, ha concluso Fedi. Per il Ministero dell’Istruzione ha partecipato Luca Tucci, della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valorizzazione del sistema nazionale di istruzione. Tucci ha ricordato come sostenere le scuole italiane all’estero, con la collaborazione del Ministero degli Esteri, sia un fondamentale impegno; così come lo è quanto fatto dai centri per l’alfabetizzazione anche tra gli immigrati, affinché possano favorire la diffusione della lingua italiana nei loro Paesi di origine. “Bisogna andare incontro alle esigenze che emergono da parte delle scuole italiane all’estero con tutti gli strumenti che si hanno a disposizione”, ha invitato alla riflessione Tucci. Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri, ha sottolineato l’importanza dell’argomento. I dati della ricerca sul campo, quella che Tullio De Mauro ha sostenuto, consentono di tornare a parlare di queste tematiche  “Credo che sia un dato di speranza per il nostro lavoro: da questo punto di vista le finestre della Dante Alighieri sono aperte al mondo con oltre 1400 comitati e con tutte le presenze italiane che sono a sostegno di questa rete”, ha commentato Masi chiedendosi con quali strumenti nell’epoca della globalizzazione la lingua possa proporsi al mondo in termini appetibili. “L’Italia è uno stile di vita: è un modo di vivere che attrae ma i dubbi sono sugli strumenti sui quali dobbiamo basarci. Dobbiamo essere in grado di rimodulare l’offerta perché lo scenario è diventato variegato e ricco”, ha aggiunto Masi invitando a credere di più ad un’Italia nel mondo globale. Ha partecipato in video collegamento anche Miche Schiavone, Segretario Generale Cgie. “L’iniziativa è arricchente e soprattutto conferma l’impegno continuo di Angela Schirò. Sono rimasto affascinato dalla presentazione del professor Massimo Vedovelli, con le sue nozioni e numeri, ma soprattutto per quanto riguarda la storia della lingua e della e cultura italiana. Un’esperienza di per sé arricchente. Mi sono reso conto che anche il Consiglio Generale, seppure da sempre attento a questa tematica, avrebbe dovuto approfondire di più questa tematica centrale intorno al quale ruota tutta la politica degli italiani all’estero”, ha rilevato Schiavone ribadendo che “la lingua è uno strumento identitario che ancora oggi tiene assieme i 6 milioni e mezzo di italiani all’estero, come anche gli 80 milioni di italo discendenti, per non parlare dei 250 milioni di italici”.  Schiavone si è poi soffermato sui limiti che si contrappongono agli strumenti e alle potenzialità della lingua e della cultura italiana. “Sono i limiti di sistema ed è questo il punto di ricaduta sul quale dovremmo in futuro cominciare a ragionare. Non solo per sfruttare al meglio le potenzialità della digitalizzazione e della tecnologia ma anche del commercio e di tutto quello che ruota intorno al mondo italiano”, ha precisato Schiavone sottolineando che le potenzialità dei nuovi migranti e della nuova mobilità devono essere portate a sistema e invitando a superare la contrapposizione tra vecchia e nuova emigrazione. In collegamento da Stoccarda Tony Mazzaro (CGIE) ha evidenziato l’alto numero degli alunni che frequentano i corsi di italiano. “Ci vuole una politica più dirompente per promuovere la lingua italiana altrimenti si corre il rischio di finire dietro le nuove lingue che si stanno affermando come il giapponese e il coreano. Ci vuole una politica di coesione e di rilancio delle scuole, e una promozione più efficace”, ha rilevato  Mazzaro. Al convegno hanno partecipato anche – in presenza o da remoto – i parlamentari eletti all’estero Francesca La Marca (PD), Laura Garavini (IV), Fucsia Nissoli (FI) e Nicola Carè (PD) oltre a Rosa Maria Di Giorgi (PD). (Nicoletta Di Benedetto/Inform)

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