TRADIZIONI
Il quarto Socrates Parresiastes dopo Bodei, De Rita e Ciampi
E’ monsignor Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto
La Sant’Agnese laica era nominata dal popolo protettrice della maldicenza
L’AQUILA – “Un uomo che non sorride non è uomo serio”. Forse sarà vero, ma certo non per gli agnesini: gli aquilani, ormai quasi tutti, che ogni 21 gennaio “glorificano”, unici e soli, la Sant’Agnese laica, nominata dal popolo, nei secoli passati, protettrice della maldicenza. Quella che dice “male al male”, non già offensiva, e per usare un termine corrente: gossip, pane quotidiano invece degli inglesi e non solo.
Ne appare convinto, stando ai suoi editoriali quindicinali su “Il Sole-24Ore, l’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, teologo di fama mondiale, dall’Associazione culturale “Confraternita dei devoti di Sant’Agnese-Garrulorum Presidium” eletto “Socrates Parresiastes 2013”, per essersi distinto “nei valori etici della parresia socratica, come maestro delle cui parole potersi sempre fidare”. Così come lo sono il filosofo Remo Bodei, il sociologo Giuseppe De Rita e il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento.
Con il suo essere Parresiastes, che significa “dire tutto, anche ciò che dispiace e personalmente non giova”, monsignor Forte va molto più avanti e dice: “Solo chi è libero da sé sa mettere al servizio degli altri quanto ha ricevuto in dono, ed è in grado di sorridere e far sorridere con gioia”. Questo può dirsi il “manifesto” della Sant’Agnese del XXI secolo, evoluta nel tempo attraverso la sedimentazione dei sentimenti popolari e civici entro la “città nova”, a far tempo dal 1300 e via via fino ai giorni nostri.
In tal modo negli agnesini, che il 21 gennaio banchettano con gioia, potrebbe cogliersi “la vera radice del sorriso – sostiene monsignor Forte – nel gioco sempre vivo tra prossimità e lontananza: il comandamento dell’amore”.
E dunque negli agnesini come in tutti, avverte l’arcivescovo, dovrebbe esserci (e c’è nella Sant’Agnese laica, ndr) “… spazio per il riso, perché si guarda all’altro, con la lontananza del rispetto e la prossimità della tenerezza, proprio di occhi d’amore. Perciò, i paradossi dell’amore sono quelli del riso e del sorriso: l’amore incapace di gioia non può esistere”. E la comunità aquilana – quella profondamente radicata entro e fuori le mura per la sua aquilanità, come lo sono certamente gli agnesini – ha raggiunto o no, il paradosso dell’amore del riso e del sorriso, pur ricoperto com’è dalla polvere del terremoto?
Noi diciamo di sì. (Amedeo Esposito* – Inform)
* Ultimo priore del secolo XX della Confraternita aquilana dei “Devoti di Sant’Agnese – Garrulorum Presidium” e custode della sua storia