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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Il discorso della Presidente Casellati alla cerimonia del Ventaglio

SENATO DELLA REPUBBLICA

“La Costituzione dice che le Camere sono il centro dell’azione legislativa e il Parlamento l’interlocutore primo e insostituibile del Governo”

ROMA –  “La pandemia ci ha fatto vivere drammatiche giornate di dolore e sofferenza per tante famiglie, a cui rinnovo un commosso pensiero di vicinanza. Il Covid ci ha costretto a fare i conti con nuovi scenari, nuove realtà e nuovi problemi di un’economia in profonda recessione. Abbiamo bisogno subito – adesso – di interventi fiscali, finanziari ed economici importanti. Abbiamo bisogno di mettere soldi in tasca agli italiani. Abbiamo bisogno di lavoro, lavoro, lavoro, non di misure assistenziali o di legislazioni dell’emergenza”. Così la Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, in apertura del suo discorso alla cerimonisa del Ventaglio a Palazzo Madama

“Penso alle famiglie – ha proseguito.- Penso ai giovani, che sono il nostro futuro. Penso in particolare alle donne. Al rischio reale che uno strumento come il telelavoro, diciamolo in italiano, certamente utile nelle fasi più gravi dell’emergenza, possa rivelarsi un falso amico che le penalizzi ulteriormente. La conseguenza inaccettabile sarebbe relegarle ai margini del mercato del lavoro, facendole così tornare indietro di cinquant’anni nel percorso dell’emancipazione femminile.

Bisogna ripartire per la rinascita del nostro Paese dal coraggio delle donne, che hanno sopportato il peso maggiore dell’emergenza tra figli, professione, casa ed anziani. Hanno idealità e concretezza, creatività e visione nel futuro.

Penso al mondo dell’impresa, a cui servono certamente aiuti economici, ma anche una legislazione che crei posti di lavoro, che produca ricchezza, che stimoli i consumi e rimetta in moto la produttività. E questo significa niente burocrazia che soffoca gli investimenti e mortifica l’iniziativa di tanti cittadini. Genova è sicuramente il modello da cui trarre ispirazione per una politica di sviluppo basata sulla rapidità dei processi decisionali, sulla chiarezza delle regole e sulla reciproca fiducia e collaborazione tra Stato e impresa.

Penso poi alla scuola, che a settembre deve riaprire per tutti, senza se e senza ma. Il Governo deve farsi carico delle proprie responsabilità, non delegarle ai Presidi o alle famiglie, con il rischio di creare inaccettabili discriminazioni tra studenti di serie A e studenti di serie B. Ricordiamoci che la scuola non è solo didattica davanti a un computer. E’ il luogo della formazione umana e sociale dei nostri ragazzi. Investiamo nella scuola reale – statale, paritaria e anche privata – che è fatta di aule, di relazioni, di interazione, confronto e dialogo quotidiano tra studenti e docenti.

La scuola deve essere una priorità, così come la ricerca scientifica che deve diventare protagonista delle nostre politiche pubbliche di sviluppo. La ricerca non è un optional. Non è un accessorio a cui guardare solo in caso di bisogno. E’ innovazione, è competitività, è rinascita in ogni campo del sapere e del fare. A cominciare da quello sanitario: perché sarà la ricerca a darci le cure e i vaccini, dando fiato, ripresa all’economia e a tutte le attività produttive. Quindi facendoci tornare a una vita normale.

E poi, facciamo veramente ripartire la cultura! Non mi stancherò mai di ripetere che l’Italia possiede un patrimonio incredibile di tesori paesaggistici, architettonici, artistici e storici. Ricchezze che, se valorizzate e sfruttate adeguatamente, darebbero una spinta eccezionale alla nostra economia, producendo a loro volta nuova ricchezza. Studi recenti hanno rivelato che ogni euro speso nella cultura genera effetti economici positivi pari a più del doppio dell’investimento.

Sono tutte sfide ambiziose. Ma sono sfide che il Paese può vincere, se Governo e Parlamento sapranno fare la loro parte. E’ però necessario che ciò avvenga nel rispetto delle reciproche prerogative e dei ruoli che la Costituzione affida a ciascuno. E la Costituzione dice che le Camere sono il centro dell’azione legislativa e il Parlamento l’interlocutore primo e insostituibile del Governo. Una questione di metodo democratico su cui pesa, certamente, l’avere gestito tutte le fasi dell’emergenza con un ricorso esagerato a DPCM, emanati senza preventiva e dovuta consultazione con un voto del Parlamento.

Ma su cui grava, soprattutto, avere sostanzialmente privato una delle due Camere della possibilità di incidere realmente sui principali decreti-legge, anche di natura economica, e su cui grava il ricorso troppo frequente al voto di fiducia come strumento ordinario per la loro approvazione.

Così viene meno la democrazia parlamentare, e cioè l’equilibrio tra il principio della sovranità popolare, di cui sono garanti entrambe le Camere, e la responsabilità dell’azione di governo.

Non è immaginabile che su un provvedimento di circa 300 articoli come il “decreto-rilancio”, che è sostanzialmente una manovra di bilancio, il Senato non abbia toccato palla. Il Senato, al pari della Camera, non può essere un convitato di pietra nella elaborazione delle principali strategie per rilanciare il Paese.

Soprattutto adesso che, per accedere al “Piano per la ripresa” approvato nei giorni scorsi a Bruxelles, l’Italia è chiamata a predisporre ed attuare un progetto di riforme importanti e strutturali.

Un programma concreto che porti sviluppo, occupazione e crescita del PIL.

Spetta solo al Parlamento offrire al Governo linee di indirizzo vincolanti per ricostruire il Paese. Su questo non si può transigere”. (Inform)

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