MIGRAZIONI
Rapporto Italiani nel Mondo 2021
ROMA – Luca Vullo, autore e regista, ha raccontato la propria esperienza artistica durante il periodo del lockdown: la sua testimonianza è stata racchiusa in un saggio del Rapporto Italiani nel Mondo 2021. Giramondo per lavoro e anche per vocazione, con una vita sospesa tra aeroporti e stazioni, Vullo si definisce non sa caso un “globetrotter al servizio anche della migrazione italiana”. In qualità di autore, regista e produttore si occupa da anni di documentari incentrati sull’emigrazione italiana, che hanno riscosso successo internazionale. Tra i titoli prodotti si ricordano “Dallo zolfo al carbone”, docufilm storico sul fenomeno migratorio derivante dal Patto Italia-Belgio del 1946 che provocò un’ondata migratoria per lo più destinata ad alimentare la manodopera delle miniere belghe; “Influx”, distribuita su Netflix, che narra l’emigrazione italiana a Londra prima della Brexit; “Ccà Semu” (Siamo Qui) prodotto dalla UCL University di Londra e finalizzato ad analizzare gli effetti dell’emigrazione sull’isola di Lampedusa. “Raccontare con il linguaggio del documentario è meraviglioso e l’ho sempre preferito a quello della finzione, perché prediligo il racconto della verità”, spiega nel saggio Vullo che ricorda di essere stato travolto dalla notizia della pandemia al suo rientro in Italia da un tour asiatico e dalla presentazione di un libro a Londra. “Sono rimasto bloccato in quarantena e in zona rossa in Lombardia per più di quattro mesi e inevitabilmente il calendario degli eventi professionali live, pianificati molto tempo prima, è stato immediatamente cancellato con inevitabili conseguenze finanziarie, psicologiche ed emotive”, racconta l’autore sottolineando un dettaglio non di poco conto: residente a Londra era in procinto di rimpatriare in Italia con la conseguenza che questa posizione determinò il non poter usufruire di sostegni dal governo italiano. “Di contro, visto il mio tipo di posizione fiscale, per il governo inglese, avrei potuto chiedere solo un piccolo prestito bancario agevolato e niente più. Un disastro economico se si considera che quando sei un lavoratore autonomo, un libero professionista e per di più un artista, non hai uno stipendio e se il business si ferma tutto si congela”, scatta così il drammatico ritratto della vita di un artista che però ha trovato nel cinema una forma di arte-terapia. “La sfida era realizzare un film complesso e corale coinvolgendo tantissime persone da diverse parti d’Italia e del mondo, avendo a disposizione un piccolo budget e soprattutto rimanendo blindato in casa”, così spiega Vullo la genesi della prima docu-serie italiana sulla pandemia chiamata “Red Zones” interamente creata da remoto e in tempo reale durante il lockdown nazionale. Sky Italia mise in onda “Red Zones” su Sky Tg24 in tempo reale; successivamente la docu-serie venne diffusa in Austria, Svizzera e Germania tramite piattaforma sooner.de. “Ne è venuto fuori un caleidoscopico coro di voci che raccontano come il Coronavirus abbia influenzato i l nostro stato psicofisico ed emotivo, come ha cambiato il nostro modo di relazionarci e il nostro stile di vita”, racconta l’autore precisando che i luoghi narrati nel documentario sono stati case, ospedali, scuole, prigioni, chiese, ristoranti, hotel, supermercati, farmacie, esercizi commerciali e aziende che stavano sostenendo faticosamente questa battaglia. (Simone Sperduto/Inform)