CINEMA
Con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura
HELSINKI (Finlandia) – L’edizione 2021 del festival DocPoint di Helsinki, uno dei più grandi festival di documentari nei paesi nordici, propone uno spazio a film italiani. E’ in programmazione – con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Helsinki – una mini retrospettiva dedicata al regista Gianfranco Rosi (Below Sea Level; El Sicario, Room 164; Notturno) e la visione del film Il mio corpo di Michele Pennetta.
Questa edizione del festival è solo online e si terrà dal 29 gennaio fino al 7 febbraio 2021).
Il film Notturno (2020) di Gianfranco Rosi (in lingua arabo e curdo; sottotitoli in inglese; vietato ai minori di 12 anni; produzione italiana, francese e tedesca) è stato girato nel corso degli “ultimi tre anni lungo i confini di Iraq, Kurdistan, Siria e Libano. Una regione – precisa la produzione – in cui tirannia, invasioni e terrorismo si sono nutriti a vicenda in un circolo vizioso, a danno delle popolazioni civili. Tutt’intorno segni di violenza e distruzione: ma in primo piano c’è l’umanità che si risveglia ogni giorno da un notturno che sembra infinito”.
El Sicaro, Room 164 (2010) del regista italiano è un film in lingua spagnola, sottotitoli in inglese (produzione francese e statunitense; vietato ai minori di 16 anni) e racconta la storia di un uomo – El Sicaro, appunto – che sta seduto in una stanza buia di un motel per circa un’ora, chiacchiera e disegna sul suo taccuino. L’uomo si copre il viso con una sciarpa scura e racconta la sua vita, dagli inizi, fino a spiegare come un vero sicario uccide in modo professionale. “Vedere il film è come guardare un macellaio che taglia meticolosamente una carcassa”. (Jaana Semeri, docpoint.fi)
In Below Sea Level (2008), Rosi fa calare lo spettatore in una comunità di homeless che vive in una base militare dismessa a 250 km da Los Angeles e 40 metri sotto il livello del mare. Produzione italiana e statunitense, in lingua e sottotitoli inglese (vietato ai minori di 12 anni), il documentario presenta la vita di sette emarginati che rifiutano le convenzioni e vivono in condizioni di estrema povertà e in drammi umani.
Nel lavoro di Michele Pennetta, Il mio corpo (2020), una produzione italo-svizzera, si incontrano due vite che si intersecano in Sicilia: quella di Oscar, un adolescente povero del luogo, e quella di Stanley, un immigrato dalla Nigeria. Il primo passa le sue giornate alla ricerca di ferraglia tra i cumuli di immondizia con il padre, per venderla e guadagnare soldi per la famiglia; il secondo, pulisce i pavimenti della chiesa e fa altri lavori che un prete amico gli offre.
Oscar non va d’accordo con suo padre, mentre Stanley aspetta i risultati della domanda di visto dell’amico con cui abita. Sia Oscar che Stanley sembrano bloccati nel loro status quo e legati a filo doppio alle persone che li circondano. “Il fascino del film deriva dal suo approccio riservato e dalla sorpresa di semplici momenti di bellezza. Una statua della Vergine Maria trovata in un mucchio di immondizia, un tuffo rinfrescante nel mare, la velocità di Oscar sulla bici. E quando il film offre ai suoi personaggi principali la possibilità di trovarsi per un momento, l’immagine rimane nella mente molto tempo dopo la fine”. (Inari Ylinen, docpointfestival.fi)
Il film è in dialetto siciliano e in pidgin (sottotitoli in inglese; vietato ai minori di 7 anni).
Michele Pennetta è nato a Varese nel 1984. Nel 2008 ha conseguito a laurea triennale in Comunicazione visiva presso la SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) a Lugano mentre nel 2010 il master in cinema presso l’ECAL (École Cantonale d’Art de Lausanne). I suoi cortometraggi documentari The Bet (2013) e The Dogs Bark (2010) sono stati selezionati in numerosi festival. Il suo primo documentario di lungometraggio Fishing Bodies (2016) ha la sua prima al Locarno Film Festival, sezione “Cineasti del presente”. La prima de Il mio corpo è al Festival di Cannes 2020, sezione “ACID”. (Inform)