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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Da Eurac Research e Maeci il webinar “Le comunità di italiani nell’Europa sudorientale: status culturale ed economico, ruolo delle donne e sviluppo sostenibile”

ITALIANI ALL’ESTERO

 

ROMA – Si è tenuto online il webinar “Le comunità di italiani nell’Europa sudorientale: status culturale ed economico, ruolo delle donne e sviluppo sostenibile” che ha presentato i risultati del progetto di ricerca realizzato da Eurac Research con il contributo dell’Unità di analisi, programmazione, statistica e documentazione storica del Ministero degli Esteri. Gli interventi hanno trattato le dinamiche identitarie e culturali della storia più recente e l’attuale status culturale, ed il ruolo economico delle comunità di italiani in aree di insediamento meno note dell’Europa sudorientale quali Slavonia e Moslavina (Croazia), Bosnia Erzegovina, Montenegro e Romania, con uno sguardo particolare al ruolo delle donne e al quadro degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Sono stati approfonditi ruolo e potenzialità del Turismo delle Radici tra il Nordest italiano e l’Europa sudorientale.

Alice Engl (Eurac Research) ha ricordato un progetto cofinanziato dal Ministero degli Esteri già nel 2021 e incentrato sul ruolo delle donne per il benessere delle minoranze. “La ricerca – ha poi spiegato Engl – può essere riassunta in ricchezza delle diversità, regioni buone da vivere e società sostenibile. La nostra ricerca affronta queste sfide della società contemporanea per avere sistemi politici e sociali efficienti, tra diritti delle minoranze sia nazionali che autoctone oppure rappresentanti popoli indigeni o addirittura persone con un background migratorio”. Engl ha inoltre evidenziato l’importanza  di studiarne i diritti e il ruolo delle minoranze per la società in senso più ampio per esempio nella partecipazione politica. Marco Abram (Centro Cooperazione Internazionale) ha parlato di un approfondimento di carattere storico per capire meglio la condizione attuale di queste comunità. “Nella ricerca si copre un periodo che va dalla fine dei conflitti degli anni ’90 fino agli anni immediatamente precedenti la pandemia da Covid: un intreccio di passaggi, dagli anni ’90 agli anni 2000, che hanno visto in particolare la transizione post-socialista con l’affermazione di modelli democratici liberali”, ha spiegato Abram sottolineando la crescita negli anni della collaborazione con le realtà italiane, non solo istituzionali ma anche associative. “Negli ultimi anni c’è stata una sincronia interessante tra associazioni, con un rilancio delle iniziative di carattere culturale per la promozione dell’identità di queste comunità”, ha aggiunto Abram focalizzando l’attenzione non solo sulla lingua ma anche sulla cucina: anch’essa fattore identitario. Non manca nella ricerca la categoria dedicata alle arti e al folklore, con il recupero delle tradizioni locali e regionali. Alexandra Tomaselli (Istituto diritti minoranze) ha sottolineato come in Croazia, tra comunità di Istria e Dalmazia, i numeri della comunità siano  alti: si parla di oltre 17mila persone di etnia italiana; a seguire troviamo la Romania con circa 3mila persone. Vi è inoltre un focus incentrato sul ruolo delle donne. “La metodologia usata è socio-giuridica qualitativa, incentrata sulla vitalità della lingua italiana: le interviste sono state fatte a membri della comunità italiana ma anche a rappresentanti diplomatici”, ha spiegato Tomaselli evidenziando come in genere sia stato rilevato un calo dell’uso dell’italiano standard ma anche dei dialetti.

Il Consigliere Giovanni De Vita (Coordinatore tavolo sul turismo delle radici del Maeci) ha parlato di un’importante opportunità rappresentata da questo incontro dedicato a una comunità italiana che ha una propria caratteristica, ovvero l’attaccamento al patrimonio culturale tradizionale in società multiculturali. “Parliamo di cittadini – ha ricordato De Vita – che, in quanto appartenenti un tempo all’Impero austro-ungarico si spostavano da un territorio a un altro; poi molti di questi territori entrarono a far parte dell’Italia fino all’era post-bellica”. Il Consigliere ha poi incentrato il suo intervento sul turismo delle radici, un fenomeno a cui il Ministero degli Esteri guarda con molto interesse. “Esso si rivolge a una platea unica che comprende circa 80 milioni di persone, tra italiani di passaporto e oriundi sparsi dal Canada alla Nuova Zelanda, con un forte attaccamento alle loro origini. Negli ultimi decenni il numero di persone che dichiarano di avere origini italiane ad esempio negli Usa è cresciuto sempre più: questo per dire quanto sia forte il legame di queste comunità con l’Italia. I turisti delle radici hanno particolari esigenze e aspettative e quindi serve sviluppare in Italia un’offerta mirata: questo turista viene spesso a chiudere in Italia una catena emotiva che lo lega al nostro Paese e alcuni non parlano bene la nostra lingua, quindi devono essere accolti da persone che sappiano indirizzarli al meglio”, ha evidenziato De Vita ricordando l’iter del Tavolo delle radici del Maeci. “Ci siamo mossi dal 2018 intercettando questa vivacità sul territorio italiano creando un tavolo tecnico come forum di discussione e scambio di buone prassi. Abbiamo finanziato alcune iniziative: dalla creazione della Guida alle radici italiane, fatta insieme a Raìz Italiana, alla ricercata comparata dell’Università della Calabria per capire chi fossero i turisti delle radici”, ha puntualizzato De Vita anticipando che ci sarà un’altra ricerca, attesa per l’autunno prossimo, che andrà ad ampliare il contesto di studio in tutto il mondo. “Abbiamo proposto nel PNRR un progetto mirato alla promozione del turismo delle radici: dalla formazione del personale alla valorizzazione della storia dell’emigrazione con la creazione di una piattaforma virtuale con filmati e documenti, mettendo in rete la realtà dei musei dell’emigrazione italiana sparsi sul territorio. Il turismo delle radici serve anche a ripensare l’offerta turistica”, ha aggiunto De Vita auspicando maggiore coordinamento e investimenti per il turismo in Italia, una terra ricca siti Unesco. Il Consigliere ha anche sottolineato come la valorizzazione dei territori possa ridurre il fenomeno degli espatri dall’Italia. “Bisogna fare in modo che i giovani sentano meno il bisogno abbandonare le aree dove vivono, soprattutto borghi e zone rurali, rivitalizzando l’economia”, ha concluso De Vita.

Il ricercatore Toni Ricciardi (Cgie) ha parlato della particolare propensione alla mobilità degli italiani che affonda le radici già in età medievale creando così di fatto un continuum di contaminazioni. Ricciardi ha sottolineato in particolare la consistente presenza bellunese in questi territori del nord-est italiano, soprattutto in Croazia, mettendo in rilievo il ruolo dell’Associazione Bellunesi nel Mondo (ABM). Ricciardi ha inoltre parlato delle cosiddette ‘cesure temporali’: la Grande Guerra con l’arruolamento nell’Impero austro-ungarico, la dissoluzione dell’Impero e la nascita di Ploštine che diventa simbolo della presenza bellunese, il movimento di liberazione, la nascita della Società italiana ‘Libertà’ il 7 maggio 1976. “L’ABM ha sviluppato un modello interessante da poter utilizzare con attività di costruzione di networking nei territori. Tutto questo passa attraverso il lavoro di ricerca anche tramite piccoli eventi per arrivare a una ramificazione in tutto il mondo. La storia dell’emigrazione italiana è la storia della provincia italiana. Lo spopolamento porta alla morte dei piccoli paesi”, ha spiegato Ricciardi. Francesco Bocchetti (Associazione Trentini nel Mondo) ha segnalato la presenza della comunità trentina tra Croazia e Bosnia-Erzegovina. La località di Štivor è considerata tra le più emblematiche della Bosnia per la presenza trentina: è una comunità molto organizzata che ha una sede fisica del Circolo Trentino e una chiesa italiana; la presenza italiana più consistente per numeri è a Tuzla, dove c’è anche una biblioteca italiana. Caterina Ghobert (Associazione Trentini nel Mondo) ha parlato dei problemi economici che affliggono la Bosnia dove gli stipendi medi sono piuttosto bassi e solo poche famiglie hanno abbastanza risorse per poter accedere al turismo internazionale. Il direttore Günther Rautz (Istituto diritti minoranze) ha segnalato mancanza di pubblicità per i territori bilingue del nord-est per un turismo culturale delle minoranze: un invito è stato rivolto alla creazione di una mappatura che riesca a fare rete vendendo meglio queste realtà. (Inform)

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