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Covid, il Premier Conte interviene a Palazzo Madama su ulteriori iniziative in relazione all’emergenza sanitaria  

SENATO DELLA REPUBBLICA

ROMA – Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è intervenuto a Palazzo Madama per comunicare le ulteriori iniziative del Governo in relazione all’emergenza sanitaria e in particolare allo stato d’emergenza deliberato in Consiglio dei Ministri il 31 gennaio per la durata di sei mesi, che scadrebbe pertanto alla fine di luglio. Il tema dell’eventuale proroga dello stato dell’emergenza è stato discusso proprio nell’ultimo Consiglio dei Ministri. Come ha ricordato Conte, la dichiarazione dello stato d’emergenza è prevista dal codice della protezione civile – che è una fonte di rango primario di carattere generale e la legittimità di queste previsioni normative è peraltro stata vagliata positivamente dalla Corte costituzionale – e costituisce il presupposto per l’attivazione di una serie di poteri e facoltà necessari per affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali in atto. “Tra questi poteri, il più intenso è certamente quello dell’ordinanza, strumento fondamentale di cui dispone proprio la Protezione civile per realizzare interventi che, in assenza di quella specifica precondizione, ossia lo stato d’emergenza, non potrebbero essere attuati, quantomeno non con analoga speditezza. Quel potere d’ordinanza consente infatti di emanare norme in deroga a ogni disposizione vigente, ovviamente nei limiti e con le modalità indicati nella deliberazione dello stato d’emergenza e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico delle norme dell’Unione europea”, ha spiegato il Premier evidenziando che la decisione che l’Esecutivo intende assumere trova quindi la sua fonte di legittimazione nell’art. 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018, che consente la proroga dello stato d’emergenza fino a una durata massima di dodici mesi.

L’Italia non è nuova allo strumento dello stato di emergenza che, dal 2014 ad oggi, è stato attivato ben 154 volte con 84 delibere di proroga, per esempio per terremoti o alluvioni. “Se decidessimo diversamente, se ci assumessimo la responsabilità di non prorogare lo stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio scorso, dobbiamo essere consapevoli che cesserebbero di avere effetto le ordinanze – ne sono state adottate ben 38 ordinanze – così come i conseguenti provvedimenti attuativi”, ha spiegato Conte sottolineando come, in mancanza della proroga, verrebbero meno l’allestimento e la gestione delle strutture temporanee per l’assistenza alle persone risultate positive; l’impiego del volontariato di Protezione civile; il reclutamento e la gestione di task force di personale sanitario a supporto delle strutture regionali e degli istituti penitenziari; la prosecuzione dell’attività relativa al numero verde 1500 per l’assistenza alla popolazione; il pagamento dilazionato delle pensioni presso gli uffici postali per evitare assembramenti; l’attribuzione all’Istituto Superiore di Sanità della sorveglianza epidemiologica. Il Premier ha menzionato inoltre l’attivazione del sistema Cross che sta per Centrale remota operazioni di soccorso sanitario: in caso di mancanza di posti letto nei reparti di terapia intensiva di una Regione, quando c’è sovraffollamento, Cross interviene per prevedere la ripartizione e il trasferimento dei pazienti in ospedali situati in altre Regioni. Tra le misure che perderebbero efficacia vi è anche quella che consente di noleggiare navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti. Verrebbe a cessare le proprie funzioni anche il comitato tecnico-scientifico, che in questi mesi ha svolto un ruolo importante nel sostenere e motivare, con evidenze scientifiche, le decisioni del Governo, sia nella fase della progressiva limitazione delle relazioni di comunità e della sospensione delle attività economiche e commerciali, sia nella delicata fase della loro graduale riapertura e del progressivo ritorno alla normalità. Inoltre l’art. 122 del decreto-legge n. 18 del 2020, nell’istituire il commissario straordinario, dispone che le sue funzioni cessino alla scadenza dello stato di emergenza o delle relative eventuali proroghe.

Parimenti correlate alla data del 31 luglio sono anche le misure previste dal decreto-legge n. 33 del 2020, il cosiddetto decreto-legge riaperture: le misure infatti si applicano, salvo eccezioni, dal 18 maggio al 31 luglio 2020. Tra le misure in questione figurano anche specifiche prescrizioni comportamentali che sono risultate e risultano decisive per il contenimento del contagio: ad esempio, il divieto di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, l’obbligo di assicurare il mantenimento della distanza di almeno un metro nelle riunioni. “Benché la proroga dello stato di emergenza non sia condizione di legittimità per estendere temporalmente l’efficacia delle misure adottate per fronteggiare l’emergenza, è tuttavia evidente che, in concreto, i presupposti di carattere sostanziale che giustificano la proroga delle disposizioni contenute nei decreti-legge n. 19 e 33 del 2020, si radicano, come ritiene la migliore dottrina costituzionalistica, proprio nella dichiarazione dello stato di emergenza. Rinnovare quelle misure, infatti, senza prorogare lo stato di emergenza, esporrebbe la complessiva azione dell’amministrazione a rilievi in termini di coerenza e razionalità delle scelte adottate”, ha precisato Conte lasciando tuttavia campo aperto ad una riflessione sul rapporto tra la legittimità sostanziale e quella formale. “Per quanto attiene più specificamente ai profili di carattere sanitario, segnalo che il comitato tecnico-scientifico che è stato interpellato dal Ministro della Salute in merito all’opportunità di conservare le misure contenitive precauzionali adottate con la normativa emergenziale, ha reso in data 24 luglio un parere che contiene alcune considerazioni risolutive circa la necessità della proroga dello stato di emergenza. In primo luogo, il comitato rileva che, sebbene la curva dei contagi, così come l’impatto sul Sistema Sanitario Nazionale, si siano significativamente ridotti rispetto alla fase più acuta dell’infezione, i numeri registrati documentano che il virus continua a circolare nel Paese, dando luogo, in alcune aree regionali, a focolai che al momento sono stati prontamente identificati e circoscritti”, ha spiegato Conte evidenziando come lo stesso comitato abbia segnalato una situazione internazionale che resta preoccupante.

“La scelta di prorogare lo stato di emergenza non è affatto riconducibile alla volontà di creare una ingiustificata situazione di allarme, tutt’altro. Con la proroga dello stato di emergenza continueremo a mantenere in efficienza quel complesso di misure e iniziative organizzative, operative e funzionali che rendono il nostro Paese ben più sicuro, a beneficio dei cittadini italiani, ma anche dei turisti che volessero visitarlo. Né la scelta di prorogare lo stato di emergenza può ritenersi lesiva della nostra immagine all’estero, in quanto suscettibile di alimentare la convinzione che l’Italia non sia ancora un Paese sicuro per turisti e lavoratori. Non vi è affatto questo rischio; anzi, come ho già detto, è vero il contrario: noi garantiamo un Paese più sicuro per tutti”, ha aggiunto il Premier prendendo le distanze da quelle voci che hanno accostato la volontà di ricorrere allo strumento dello stato di emergenza “al solo scopo di preservare, in capo al Governo o al Presidente del Consiglio, poteri extra ordinem suscettibili di alterare, tanto più se esercitati in assenza dei legittimi presupposti, l’ordinaria dialettica democratica”. Conte ha ricordato come sia stata finanche sostenuta “la paradossale tesi giuridica secondo cui sarebbe stato più opportuno procedere con ordinanze del Ministro della Salute, ritenendo addirittura che il ricorso a questo strumento fosse più garantista e più rispettoso dei presidi democratici rispetto al percorso da noi seguito che, come sapete, ha comportato l’adozione di norme di rango primario, attraverso lo strumento del decreto-legge, e conseguentemente anche l’emanazione di decreti del Presidente del Consiglio”, ha commentato il Premier spiegando come proprio l’intervento su norme di rango primario comporti delle garanzie superiori, tali da essere adottate con strumenti come il decreto-legge o il dpcm. “Questa accusa si fonda su un equivoco: la proroga dello stato di emergenza non incide sul potere del Governo e del Presidente del Consiglio di emanare decreti. Lo stato di emergenza è il presupposto di fatto, ma non la fonte di legittimazione formale che si rinviene, invece, nella normativa introdotta da fonte di rango primario”, ha sottolineato Conte che sulla necessità di prorogare lo stato di emergenza ha precisato come tale proroga sarebbe estesa fino al prossimo mese di ottobre. (Inform)

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