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ROMA – Si è tenuta oggi la sessione conclusiva della Conferenza Coopera 2022. Ha in primo luogo preso la parola Piero Fassino (Presidente della Commissione Esteri della Camera) che ha parlato di una conferenza di straordinario interesse che “segna uno spartiacque nelle strategie per la cooperazione allo sviluppo”. Fassino ha poi citato le parole del cardinale Parolin che, nella sessione inaugurale della conferenza, aveva a sua volta menzionato l’enciclica di Paolo VI incentrata sullo sviluppo dell’uomo e sulla pace. “Quelle parole indicano un qualcosa di preciso: nell’enciclica c’è un messaggio di educazione alla mondialità per lo sviluppo umano quale elemento fondamentale di un mondo più sicuro e capace di rispondere alle aspettative dei cittadini”, ha rilevato Fassino ricordando anche il passaggio del Ministro Di Maio sulla politica di cooperazione che “non sia elemento ancillare ma leva fondamentale della proiezione di un Paese nel mondo e in politica estera”. Fassino ha riconosciuto come in questa conferenza sia emersa una pluralità di voci ma con un unico modo di guardare alla prosperità del mondo con valori come solidarietà e pace. “Si è parlato di emergenza umanitaria che riguarda milioni di profughi dell’Ucraina e di una popolazione che ha visto devastate le proprie città vivendo di una drammatica precarietà. Si è quindi proseguito con l’emergenza alimentare, soprattutto per i Paesi africani, per il blocco delle esportazioni dall’Ucraina. Questa guerra si iscrive in uno scenario internazionale caratterizzato dalla crisi del multipolarismo. In diverse aree del mondo ci sono Paesi che praticano la strategia multipolare per imporsi nella propria regione di influenza; diverso è invece un approccio multilaterale che si basa sulla cooperazione tra Stati. La nostra politica di cooperazione è fondata su una pluralità di attori”, ha infine sottolineato Fassino.
Il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Maeci, Fabio Cassese, ha ricordato che la conferenza è frutto di un lavoro di squadra. Secondo Cassese, alla fine il risultato è stato un equilibro perfetto nei panel per approfondire i temi basati sulle cinque ‘p’: persone, pianeta, prosperità, pace e partenariato. “Abbiamo però, allo stesso tempo, lanciato una campagna per raggiungere anche persone non abituate a sentire parlare di cooperazione. Gli obiettivi principali sono emersi dall’ascoltare e dall’imparare dalle esperienze venute fuori dai panel. Penso che il coinvolgimento di più attori, su un livello paritario, abbia offerto la possibilità di costruire le basi per continuare su un percorso multilaterale e in modo sempre più inclusivo”, ha commentato Cassese. Il Direttore dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Luca Maestripieri, ha espresso soddisfazione per il successo dell’evento. “Nel mondo c’è una grande domanda di cooperazione italiana perché nel mondo siamo apprezzati, anche se abbiamo sempre la tendenza a guardare altrove e siamo ancora lontani dallo 0,7% delle risorse da impegnare per la cooperazione. L’Agenzia ha un preciso mandato assegnato dal Ministero e siamo in una fase di consolidamento, finalmente riceveremo sessanta nuovi professionisti della cooperazione ed è stata risolta la questione annosa della sede dell’AICS. Cercheremo quindi di darci un ritmo più sostenuto: in questi anni abbiamo fatto tantissimo e tanto resta ancora da fare”, ha aggiunto Maestripieri. L’intervento conclusivo è stato della Viceministra degli Esteri, Marina Sereni, che ha espresso grande soddisfazione per l’esito di questa seconda conferenza sulla cooperazione allo sviluppo. “Da uno dei partecipanti ai panel ho ricevuto un messaggio in cui mi diceva che c’è stato un dialogo costruttivo come avviene di rado: penso che sia stato trovato un giusto equilibrio tra comunicazione e approfondimento e questo è stato possibile proprio grazie ai partecipanti ai panel e agli speaker. Quindi abbiamo avuto un dialogo costruttivo perché ciascuno si è proposto per fare questo. Abbiamo fatto insieme un lavoro straordinariamente importante e dobbiamo far conoscere la cooperazione italiana anche nei passi in avanti fatti e nelle criticità ancora da affrontare”, ha rilevato Sereni menzionando il passaggio del Presidente della Repubblica Mattarella sul fatto che la cooperazione italiana non nasca con la legge del 2014 ma abbia radici ben più profonde, già a partire dal secondo dopoguerra. “Quella spinta alla solidarietà aveva una matrice partecipativa che dobbiamo riconoscere e riprendere: non c’era solo tecnicismo o competenza ma radice popolare della nostra storia. Per costruire partenariati serve tempo ma occorre anche dare a questi processi una propria tenuta nel tempo”, ha aggiunto Sereni evidenziando che la legge del 2014, ad otto anni dalla sua entrata in vigore, mostra ancora una sostanziale vivacità: è stata infatti costituita l’AICS ed è stato dato un ruolo nuovo a Cassa depositi e prestiti. Sereni ha inoltre ricordato come siano in dirittura d’arrivo linee guida importanti: sul nesso umanitario tra sviluppo e pace, sui fattori legati a migrazioni e sviluppo, e poi ancora su agricoltura sostenibile e sminamento. L’invito di Sereni è andato anche all’idea di “rinverdire quella che un tempo si chiamava cooperazione decentrata che è fondamentale per una diplomazia popolare con processi di sviluppo radicati nella società civile”. Anche sulla pandemia Sereni ha ricordato come l’Italia sia stata tra i primi Paesi a rispondere con una strategia multilaterale e di cooperazione internazionale. “Abbiamo guidato un G20 complesso ma se pensiamo che lì si decide per consenso noi abbiamo fatto, anche sui temi più delicati come il nodo del debito, dei passi in avanti molto significativi”, ha spiegato Sereni evidenziando come sia importante far funzionare meglio le banche di sviluppo e riuscire a spendere in tempi ragionevoli le risorse che si hanno, soprattutto quelle per le emergenze, ma allo stesso tempo valutandone l’efficacia dei risultati. Sereni ha anche auspicato un riequilibrio di spesa nel rapporto tra livello multilaterale e bilaterale. Sull’impatto della guerra in Ucraina, Sereni ha ricordato che tale emergenza costringerà a tornare a riflettere sulle priorità tematiche e geografiche: “l’Italia deve mantenere chiaro che l’interesse nazionale, oltre a essere a fianco dell’Ucraina coi partner europei, è però quello di non ridurre l’attenzione nei confronti di Africa, Mediterraneo e Medio Oriente”, ha sottolineato Sereni aggiungendo anche l’America Latina, seppure sia un’area con minori emergenze impellenti. Il Viceministro ha infine spiegato come, in fatto di governance, siano ormai maturi i tempi per una co-programmazione o co-progettazione. “Ci siamo presi l’impegno per formare un tavolo che, in tempi brevi, ci consegni una modalità di sperimentazione della co-programmazione o co-progettazione. Siamo anche abbastanza vicini alla possibilità di trovare un modello di intervento nelle emergenze per essere più rapidi”, ha concluso Sereni. (Inform)