SENATO DELLA REPUBBLICA
Fra i soggetti che potranno richiedere il contributo al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione anche le imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani in lingua italiana editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero. Il provvedimento torna alla Camera dei Deputati per la terza lettura
ROMA – L’Assemblea di Palazzo Madama ha approvato , con 154 voti favorevoli, 36 contrari e 46 astenuti, il ddl sull’editoria che ha la seguente denominazione: “Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti”. Il testo, essendo stato modificato dal senato, tornerà ora alla Camera dei Deputati per la terza lettura.
Il provvedimento istituisce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione che viene alimentato da risorse statali già destinate all’editoria e all’emittenza locale e da un contributo di solidarietà a carico delle società concessionarie di raccolta pubblicitaria e per una parte, fino a un massimo di cento milioni, dalle maggiori entrate del canone Rai. Potranno inoltre usufruire del finanziamento le cooperative di giornalisti, gli enti senza fini di lucro, le imprese editrici espressione delle minoranze linguistiche, i periodici per non vedenti, le associazioni per i consumatori e le imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani in lingua italiana editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero. Per quanto riguarda l’erogazione dei contributi alle imprese editrici ricordiamo ad esempio come nella nuova legge il contributo, che non potrà incidere più del 50% rispetto ai ricavi dell’impresa, sarà erogato in due rate annuali. Inoltre all’atto dei pagamenti dei contributi l’impresa dovrà essere in regola con le attestazioni rilasciate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e con i versamenti dei contributi previdenziali e non dovrà risultare inadempiente in esito alla verifica di cui all’articolo 48- bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602.
Dal ddl varato dal Senato previsto anche il riordinamento della disciplina pensionistica dei giornalisti e la razionalizzazione della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti. Presenti inoltre riferimenti sull’equo compenso dei giornalisti, nonché disposizioni volte a punire l’esercizio abusivo della professione di giornalista e finalizzate alla vendita dei giornali, attraverso la liberalizzazione degli orari e dei punti vendita. Da segnalare infine il tetto di 240mila euro agli stipendi di amministratori, dipendenti e consulenti della Rai in qualità di concessionario del servizio pubblico. Un limite salariale che, se superato, farà attivare una riduzione dei contributi pubblici per le imprese editrici. (Inform)