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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

A Palazzo Madama l’informativa del Presidente del Consiglio Draghi sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina

SENATO DELLA REPUBBLICA

(fonte immagine Senato)

ROMA – Si è svolta nell’Aula del Senato l’informativa del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi sugli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.  “La guerra in Ucraina – ha esordito Draghi – è giunta al suo 85° giorno. La speranza da parte dell’esercito russo di conquistare vaste aree del Paese in tempi brevi si è scontrata con la convinta resistenza da parte del popolo ucraino. La Federazione Russa si è ritirata da ampie porzioni del territorio ucraino per concentrare le sue forze nell’area orientale del Paese. Anche qui l’avanzata russa procede molto più lentamente del previsto. Nell’ultima settimana le forze ucraine hanno ripreso il controllo di Charkiv, nell’Est del Paese, la seconda città per popolazione in Ucraina. L’esercito ucraino ha finora respinto i tentativi da parte russa di attraversare il fiume Severskij Donec e quindi di accerchiare Severodonetsk, a circa 100 chilometri a Nord-Ovest di Lugansk. Nel Sud-Est dell’Ucraina l’offensiva russa si è trasformata in un’occupazione militare. A Cherson le forze russe hanno lasciato alla guardia nazionale russa il presidio dell’area. Il 1° maggio la città ha adottato il rublo russo ed è stata agganciata la rete di telecomunicazioni russa Rostelecom: un segnale di un progressivo radicamento della Russia nell’area”.

Il Presidente del Consiglio ha poi rilevato come l’attività dell’aviazione e i lanci missilistici russi continuino su Mariupol e nell’area del Donbass, nonché l’alto costo di vite umane della guerra con ritrovamenti di fosse comuni nei luoghi liberati dall’occupazione russa. “L’Italia – ha proseguito Draghi – ha offerto il suo sostegno al Governo ucraino per indagare su possibili crimini di guerra. In questo contesto la nostra ambasciata ha comunque ripreso le sue attività a Kiev. Ringrazio ancora una volta l’ambasciatore Zazo e tutto il personale dell’ambasciata per lo spirito di servizio, la professionalità e il grandissimo coraggio dimostrati. Al 3 maggio il numero di sfollati interni è arrivato a 7,7 milioni di persone. Secondo l’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite circa 6 milioni di persone, soprattutto donne e minori, hanno lasciato l’Ucraina dall’inizio delle ostilità per andare in Paesi vicini. Se si sommano queste due cifre, sono quasi 14 milioni i residenti in Ucraina che hanno dovuto lasciare le proprie case, quasi un cittadino su tre. Oltre 116.000 ucraini sono arrivati in Italia, di cui 4.000 minori non accompagnati. Sinora abbiamo inserito 22.792 studenti ucraini nelle scuole italiane; di questi, la maggior parte (quasi 11.000) sono bambine e bambini delle scuole primarie”.

“Alla crisi umanitaria dovuta all’invasione russa – ha continuato il Presidente del Consiglio – rischia di aggiungersi anche una crisi alimentare. Russia ed Ucraina sono tra i principali fornitori di cereali a livello globale. Da soli, sono responsabili di più del 25 per cento delle esportazioni globali di grano. 26 Paesi dipendono da loro, per più di metà del loro fabbisogno. Le devastazioni belliche hanno colpito la capacità produttiva di vaste aree dell’Ucraina. A ciò si aggiunge il blocco, da parte dell’esercito russo, di milioni di tonnellate di cereali nei porti ucraini del mar Nero e del mar d’Azov. La guerra in Ucraina minaccia la sicurezza alimentare di milioni di persone, anche perché si aggiunge alle criticità già emerse durante la pandemia. L’indice dei prezzi dei prodotti alimentari è salito nel corso del 2021 e ha toccato a marzo i massimi storici. La riduzione delle forniture di cereali e il conseguente aumento dei prezzi rischia di avere effetti disastrosi, in particolare per alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, dove cresce il pericolo di crisi umanitarie, politiche, sociali. La guerra ha avuto anche degli effetti significativi nel mercato energetico, aumentando l’incertezza. I prezzi erano già molto alti, anche prima della guerra, ma l’incertezza è certamente aumentata. A causa delle difficoltà tecniche legate al conflitto è stato interrotto il flusso di gas russo verso l’Europa attraverso il gasdotto Sokharanivka, da cui passa circa un terzo del totale. Comunque, i prezzi restano a livelli molto alti rispetto ai valori storici e sono soggetti a forte volatilità”. Draghi, dopo aver ricordato il sostegno  economico dato dall’Italia per sostenere l’Ucraina, ha aggiunto : “Per impedire che la crisi umanitaria continui ad aggravarsi dobbiamo raggiungere il prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire con forza i negoziati. .È la posizione dell’Italia ed è un’aspirazione europea, che ho condiviso con il presidente Biden e con i leader politici del Congresso durante la mia recente visita a Washington. In questi incontri ho riscontrato un apprezzamento universale per la solidità della posizione italiana, fermamente ancorata nel campo transatlantico e nell’Unione europea. Questa posizione ci permette di essere in prima linea, con credibilità, senza ambiguità, nella ricerca della pace. Da questo punto di vista il colloquio del capo del Pentagono con il ministro della difesa russo Shoigu, avvenuto il 13 maggio, rappresenta un segnale incoraggiante. Si tratta della prima telefonata dall’inizio della guerra”.

Draghi, dopo aver ricordato che la recente espulsione di 24 diplomatici italiani dalla Russia fa seguito all’espulsione di diplomatici russi da parte dell’Italia e di altri Stati membri dell’Unione europea , ha sottolineato la necessità di mantenere aperti canali di dialogo con la Federazione Russa per arrivare ad una soluzione negoziale ed ad una pace sostenibile.

“Se oggi possiamo parlare di un tentativo di dialogo, – ha continuato il Premier dopo aver ribadito il sostegno dell’Italia all’ingresso nell’Ue dell’Ucraina- è grazie al fatto che l’Ucraina è riuscita a difendersi in questi mesi di guerra. L’Italia continuerà a sostenere il Governo ucraino nei suoi sforzi per respingere l’invasione russa; lo faremo in stretto coordinamento con i nostri partner europei. Ne va non solo della solidità del legame transatlantico, ma anche della lealtà all’Unione europea.. Al tempo stesso dobbiamo continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia attraverso le sanzioni, perché dobbiamo portare Mosca al tavolo dei negoziati. Le misure restrittive fin qui approvate dall’Unione europea e dal G7 hanno già avuto un impatto significativo sull’economia russa e sarà ancora più forte nei prossimi mesi. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, il prodotto interno russo calerà dell’8,5 per cento quest’anno, il tasso di inflazione raggiungerà il 21,3 per cento.

L’indice della borsa di Mosca ha perso un terzo del valore rispetto a metà febbraio, prima dell’invasione. Per frenare la fuga di capitali la Banca centrale russa ha rialzato i tassi di interesse, che oggi sono pari al 14 per cento, e ha introdotto controlli sui movimenti dei capitali. L’Unione europea è al lavoro per un sesto pacchetto di sanzioni che l’Italia sostiene con convinzione. La lista degli interventi prevede misure legate al petrolio, restrizioni per alcuni istituti finanziari e l’ampliamento della lista di individui sanzionati”. “Il crescere della minaccia russa – ha continuato Draghi – ha spinto la Svezia e la Finlandia a fare domanda per aderire alla NATO. L’Italia appoggia con convinzione questa richiesta, come ho avuto modo di dire ieri alla premier finlandese Sanna Marin durante il nostro incontro bilaterale. È necessario affiancare alla NATO una vera e propria difesa comune europea, complementare all’Alleanza atlantica. Il primo passo deve essere la razionalizzazione della spesa militare in Europa, la cui distribuzione è inefficiente. Nel mio recente intervento al Parlamento europeo di Strasburgo ho lanciato la proposta di una conferenza europea che abbia l’obiettivo di iniziare un coordinamento per i nostri investimenti in sicurezza.  Migliorare le nostre capacità di difesa non basta per costruire una pace duratura e una coesistenza pacifica”.

Il Presidente del Consiglio si è poi soffermato sul problema energetico  “Il Governo – ha continuato Draghi – ha intenzione di continuare a impegnarsi per far fronte anche alle altre crisi che derivano e sono aggravate dalla guerra in Ucraina. Il conflitto ha messo in luce le fragilità della politica energetica degli ultimi anni e reso ancora più evidente la necessità di diversificare i nostri fornitori. Ci siamo mossi rapidamente per ridurre la quota di gas naturale che importiamo dalla Russia, che nel 2021 è stata circa il 40 per cento del totale. Il nostro obiettivo è non solo incrementare le forniture di gas naturale, che importiamo e di cui abbiamo bisogno come combustibile di transizione – insisto sul concetto di transizione – ma anche investire in questi Paesi per aumentare la produzione di energie rinnovabili. L’intesa che abbiamo firmato ad aprile con l’Algeria, ad esempio, prevede un sostegno allo sviluppo di energia rinnovabile e di tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio. Prevede, inoltre, lo sviluppo di progetti di reti di trasmissione dell’energia elettrica in Algeria e di interconnessione elettrica tra l’Algeria e l’Italia. Il Governo si è poi mosso con la massima determinazione per eliminare i vincoli burocratici che limitano l’espansione delle rinnovabili in Italia. L’energia rinnovabile resta infatti l’unica strada per affrancarci dalle importazioni di combustibili fossili e per raggiungere un modello di crescita davvero sostenibile. .. Le stime del Governo indicano che potremo renderci indipendenti del gas russo nel secondo semestre del 2024. I primi effetti di questo processo si vedranno già alla fine di quest’anno”. (Inform)

 

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