ITALIANI ALL’ESTERO
La pubblicazione, con oltre 1500 pagine, 500 illustrazioni e 168 autori, verrà presentata domani a Roma presso la Domus Mariae
“Il dizionario intende partecipare al racconto dell’emigrazione italiana di massa, uno degli avvenimenti più importanti e stravolgenti sul piano economico, sociale e culturale dell’Italia moderna. Con la nostra opera vogliamo far conoscere più da vicino la seconda Italia fuori dai confini anche ai nostri sindaci e amministratori locali e a un pubblico di persone che per cultura e amore della verità, se non anche per memorie familiari, certamente vorrà accostarsi a questa tematica con interesse e desiderio di approfondimento”
ROMA- Verrà presentato domani a Roma, presso la Domus Mariae , il “Dizionario enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo”. Una pubblicazione, promossa da Ser ItaliAteneo e Fondazione Migrantes, che , attraverso 1500 pagine, circa 500 illustrazioni e il lavoro di 168 autori, si prefigge di raccontare ed approfondire la storia della grande emigrazione italiana tra ottocento e novecento, senza però dimenticare i nuovi flussi migratori dall’Italia verso l’estero che negli ultimi anni, a causa della persistente crisi economica, stanno riprendendo vigore . Per saperne di più su questa iniziativa editoriale, caratterizzata da lunghi anni di ricerca e supervisionata da un consiglio scientifico di 50 esperti italiani e di altre nazioni, abbiamo rivolto alcune domande alla giornalista Tiziana Grassi, direttore del progetto editoriale e curatrice del volume insieme a Enzo Caffarelli, Mina Cappussi, Delfina Licata e Gian Carlo Perego.
Siamo di fronte ad un’opera molto vasta e di grande impegno, ma in poche parole cosa vuole raccontare il Dizionario delle migrazioni italiane nel mondo ?
Il DEMIM, Dizionario Enciclopedico delle Migrazioni Italiane nel Mondo, che ho avuto il piacere di dirigere con grande impegno e passione – dopo la straordinaria esperienza di molti anni a Rai International come autrice di programmi di servizio per gli italiani all’estero – insieme al direttore editoriale, lo studioso di fama internazionale, Prof. Enzo Caffarelli con il coordinamento scientifico della dott.ssa Delfina Licata della Fondazione Migrantes – Fondazione che ha sostenuto il progetto -, racconta una pagina fondativa della storia italiana quale è stata la Grande Emigrazione tra Ottocento e Novecento e che giunge fino ai nostri giorni con decine di migliaia di italiani che continuano a muoversi verso altre terre. Una pagina fatta di coraggio, sacrifici, sogni, conquiste e che ha visto partire oltre 27 milioni di connazionali, che oggi esprimono un portato di circa 80 milioni di oriundi (gli “italiani col trattino” sparsi nel mondo).
Com’è strutturata questa complessa opera ?
Il volume si articola in oltre 1.500 pagine con quasi 700 lemmi-articoli e 167 box di approfondimento, 17 appendici monotematiche, 500 illustrazioni a colori e in bianco e nero; è frutto del lavoro di 169 autori, nella maggior parte dei casi docenti universitari e rappresentanti di istituzioni e associazioni impegnate nell’àmbito delle migrazioni italiane all’estero, supervisionati da un consiglio scientifico di 50 esperti che rappresentano l’Italia e numerose altre nazioni.
Il Dizionario è strutturato in ordine alfabetico. Molti sono i rimandi, per facilitare il lettore nella ricerca di articoli che potrebbero presentarsi con l’uno o l’altro nome. Inoltre, ogni voce è accompagnata da una serie di rinvii finali, la traccia di un percorso guidato. Ogni lemma si conclude con una serie di riferimenti bibliografici: gli studiosi e gli appassionati potranno approfondire nelle biblioteche e nelle emeroteche o in rete. Sono circa 3 mila i testi segnalati in sigla alla fine dei lemmi e per esteso nelle 90 pagine finali che riassumono la bibliografia (e la sitografia in Internet con 350 indirizzi) della cui consultazione gli autori si sono avvalsi per redigere gli articoli-voce.
Le appendici tematiche riguardano, tra l’altro, l’emigrazione interna; il viaggio, le statistiche, la corrispondenza, l’alimentazione, la genealogia, la lingua, l’onomastica, la letteratura, la musica, il cinema, la fotografia, la devozione, l’associazionismo. Gli articoli e le appendici sono accompagnati da un ricchissimo corredo di illustrazioni in bianco e nero e a colori: ognuna di esse è un documento storico di grande valore.
Qual è il potenziale pubblico del dizionario, in pratica a chi si rivolge la pubblicazione?
Il Dizionario è rivolto a un pubblico vasto ed eterogeneo, in quanto “manuale” della storia e dell’attualità dell’Italia: alle scuole, ai giovani, agli amministratori pubblici, agli operatori culturali e commerciali, a chi ha lasciato l’Italia per seguire un suo progetto migratorio ma vuole mantenere saldi i legami con il nostro Paese.
Il taglio è scientifico, nel senso che i testi sono opera di studiosi esperti che hanno approfondito quasi ogni aspetto possibile del grande tema dell’emigrazione italiana con gli strumenti analitici, le fonti accreditate, i richiami bibliografici, insomma i ferri del proprio mestiere.
Tuttavia il taglio è anche divulgativo, perché questi ricercatori e questi docenti universitari e gli altri studiosi che hanno raccolto anche solo per passione o per ricordi personali una messe di testimonianze, di illustrazioni, di documenti, hanno evitato un linguaggio troppo tecnico e hanno cercato una dimensione di servizio. E così hanno reso un servizio prezioso alle comunità degli italiani all’estero, ai discendenti degli emigrati rimasti o tornati in Italia, a quel tesoro di cultura, di storia e di società rappresentato dalle tante migliaia di associazioni di italiani espatriati; nonché alle pubbliche amministrazioni e a tutti gli italiani, direttamente legati a familiari emigrati oppure no, che desiderino sapere qualcosa di più di quei milioni di italiani e di oriundi che popolano l’Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti d’America, il Canada, l’Australia, la Germania, la Francia, il Belgio, la Svizzera, solo per citare alcuni dei Paesi verso i quali i flussi migratori dalla penisola e dalle isole italiane sono stati nel tempo più imponenti.
Quali sono gli aspetti dell’emigrazione che il dizionario approfondisce in modo particolare?
Gli argomenti trattati appartengono tanto agli aspetti teorici, ai sistemi di valori, ai segni e ai simboli, ai sentimenti, alla psicologia, quanto a luoghi, fatti, oggetti concreti, pienamente delimitabili nel tempo e nello spazio. Del resto gli emigrati partivano – e partono, perché il fenomeno è ancora ben vivo nel XXI secolo anche se, come si potrà leggere nel volume, è alquanto cambiato – con la paura e con il passaporto, con la speranza e con i ricettari per continuare a mangiare cibi all’italiana; e hanno trovato la solitudine e il carbone delle miniere, la discriminazione e la carne che in Italia non potevano permettersi, la voglia di tornare in patria e il denaro da rimettere alle famiglie rimaste al paese d’origine.
Fra i temi salienti affrontati dal Dizionario vi è anche il ruolo svolto dai comuni italiani per quanto riguarda la diaspora dei nostri connazionali. Cosa ci può dire in proposito?
I comuni sono stati protagonisti del grande fenomeno migratorio all’estero e lo sono anche di questa straordinaria opera che, sotto forma di dizionario enciclopedico, analizza nel dettaglio e sintetizza nello stesso tempo gli aspetti storici, sociali, culturali, statistici, antropologici, linguistici, onomastici, economici, politici legati ai nostri migranti.
I comuni si ritrovano, per esempio, e in modo dettagliatissimo, in alcuni lemmi del dizionario che riguardano le feste dei santi patroni, il culto mariano con le tante saghe enogastromiche delle tradizioni locali, le feste del ritorno, i monumenti e le vie dedicate agli emigranti, i mestieri a tipizzazione regione e locale, la replicazione dei toponimi italiani negli altri continenti, le isole dialettofone ed altri aspetti linguistici, le esperienze di gemellaggio che legano ufficialmente tanti nostri municipi con municipi di tutto il mondo, per lo più dove si trovano comunità consistenti di discendenti di emigrati dal comune italiano.
I comuni con le 110 voci dedicate nel dizionario alle province, dove vengono citati, appunto per ciascuna provincia, quelli con il maggior numero di residenti all’estero, quelli con le maggiori percentuali di emigrati rispetto alla popolazione locale, quelli gemellati con municipi stranieri. Sono presenti anche nelle voci dedicate ai Paesi di destinazione dei nostri migranti e soprattutto in quelle relative a singoli centri sparsi nei vari continenti. I segusinesi di Chipilo in Messico, i pavullesi di Capitan Pastene in Cile, i conzanesi di Ingham in Australia, i molfettesi e gli orlandini di Fremantle ancora in territorio australiano, i sestresi di Riva Trigoso di Santa Cruz in California, i melillesi di Middletown nel Connecticut (detta appunto Little Melilli), e decine e decine di altri gruppi provenienti da un singolo comune (o frazione). E sono ancora ricordati i comuni, con i mestieri specialistici, localmente tipizzati: i librai di Pontremoli, i figurinai di Coreglia Altelminelli, gli infermieri pantianicchesi, i gelatai bellunesi, i vetrai di Altare, le modelle dei paesi della Ciociaria, gli scalpellini dei centri friulani… Gli autori del dizionario hanno raccolto le storie e le testimonianze di queste provenienze specifiche, locali, comunali appunto. Altri comuni emergono per i musei dell’emigrazione che hanno saputo organizzare: da Roasio a Francavilla Angitola, da Compiano a Favale di Malvaro, da Lusuolo a Salina, da Introdacqua a Frossasco, da Gualdo Tadino a Coreglia Altelminelli solo per citarne alcuni tra i tanti ricordati nel Dizionario. Si ritrovano i comuni italiani anche nelle appendici dell’opera che rappresentano una parte integrante e fortemente ampliante di questo dizionario; quattro su diciassette in particolare. Si tratta prima di tutto dell’appendice statistica, dove è possibile consultare i dati degli iscritti all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero di Regioni, Province e Comuni e dove si possono vedere i primatisti – per certi aspetti molto amari – delle varie graduatorie: che ci dicono quali comuni hanno più contribuito ai flussi migratori italiani. Pochi, in Italia, ne conoscono i nomi: e si tratta talvolta di municipi i cui residenti all’estero sono molto più numerosi – anche il doppio, il triplo – di quelli che vivono nel nostro Paese.
Vi è poi l’appendice onomastica. Vi si parla di nomi e ancor più di cognomi che si sono radicati all’estero e che rappresentano l’Italia, anche se in non pochi casi hanno subìto adattamenti alle lingue prevalenti nei Paesi ospiti e sono stati modificati nelle grafie ma anche stravolti. Nell’opera sono ricostruiti, nei limiti del possibile, i nomi delle vittime italiane di alcune sciagure minerarie occorse negli Stati Uniti, che figurano profondamente modificati nella documentazione ufficiale e nelle lapidi tombali. Richiama la nostra attenzione quello che gli autori del dizionario hanno definito uno ‘scempio onomastico’: i registri digitalizzati di Ellis Island, la porta d’ingresso a New York per gli emigranti negli Stati Uniti, dove accanto ai nomi di famiglia proprio i comuni di provenienza sono riportati con errori, ciascuno in più versioni, fino a venti e oltre, molti resi irriconoscibili: una documentazione che necessita urgentemente di collaborazione per rimediare a questa lacuna storica, geografica e linguistica. .
I comuni sono inoltre tra i protagonisti anche nell’appendice sulla devozione che tratta di feste religiose. Il culto per i santi e il culto mariano è riconosciuto come uno degli elementi che maggiormente hanno tenuto unite le comunità italiane all’estero e hanno contribuito alla conservazione e alla promozione delle tradizioni. Altrove, i comuni hanno un loro spazio particolare, per esempio come luoghi di nascita o di provenienza degli avi dei tanti italiani che si sono fatti onore fuori d’Italia e le cui biografie sono sintetizzate nell’utilissima e innovativa appendice dei protagonisti. A cominciare dalla lettera A di questi italiani illustri, ecco apparire i nomi di Fuscaldo, Mottola, Travagliato, Borgotaro, Costa Masnaga, Bisacquino, Castion, Monreale, Bucchianico, Sequals, Lanciano, Senigallia, Taio, Prepazzano, San Benedetto del Tronto e via via decine e decine di altri, compresi vari capoluoghi di provincia.
Centinaia di comuni italiani sono citati, anche più volte, dunque: per il numero degli abitanti che li hanno lasciati per altre destinazioni; per le tradizioni linguistiche, enogastronomiche, socioculturali in genere che hanno esportato e in gran parte hanno saputo e voluto conservare; per i mestieri specialistici tradizionali di cui nell’Ottocento e nel Novecento e – in alcuni casi ancora oggi – sono gli unici (o quasi) protagonisti; per i santi patroni le cui celebrazioni sono replicate in ogni continente; per le eccellenze in campo politico, scientifico, imprenditoriale, artistico, sportivo, ecc. che i cittadini emigrati da questi comuni o i loro figli e nipoti hanno saputo raggiungere.
Ma in definitiva quali sono le aspettative intorno a questo lavoro editoriale?
Il dizionario intende partecipare al racconto di uno degli avvenimenti più importanti e stravolgenti sul piano economico, sociale e culturale dell’Italia moderna. Per quanto sottovalutata, talvolta ridotta a mesto folklorismo o vissuta come semplice abbandono, ignorata in molti testi scolastici e nell’insegnamento della storia e dell’economia, l’emigrazione italiana dell’Otto-Novecento, specie quella chiamata comunemente “migrazione di massa” è stata un fenomeno imponente. Nessun Paese del mondo ha vissuto nel XIX e XX secolo un movimento di simili proporzioni in uscita. Ma nessun Paese ha registrato neppure un così elevato numero di rientri in patria.
Se 4 milioni e mezzo di cittadini sono iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero e se i calcoli più prudenti stimano in 60 milioni gli italiani, gli oriundi e i loro discendenti che vivono fuori d’Italia, se molti dei nostri comuni contano più emigrati che non residenti, significa che esiste una seconda grande Italia sparsa in cinque continenti, fuori dai nostri confini. Una seconda Italia di cui i Comuni e le Regioni non si sono affatto dimenticati, come dimostrano le attività politiche, economiche, sociali e culturali messe in campo specie negli ultimi due decenni, talvolta regolamentate da apposite leggi regionali. E che questo dizionario enciclopedico vuole far conoscere più da vicino questa seconda Italia anche ai nostri sindaci, ai nostri amministratori locali, a un pubblico di persone che per cultura e per amore della verità, se non anche per memorie familiari, certamente vorrà accostarsi a questa tematica con interesse e desiderio di approfondimento. (Goffredo Morgia – Inform)