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(fonte immagine Facebook)
RIMINI – Nel corso del Meeting di Rimini si è svolto l’incontro sul tema “Le nostre comuni sfide con l’Africa”. “Che il governo italiano affronti queste sfide come sfide comuni è un auspicio che toglie alla radice qualsiasi idea di supremazia per cercare di cooperare per il bene di tutti nella prospettiva di un beneficio reciproco”, ha rilevato in apertura Bernhard Scholz (Presidente Fondazione Meeting ETS) ricordando che anche quest’anno il Ministero degli Esteri ha coordinato la presenza di vari partner nazionali e internazionali trattando, tra gli altri, il tema della cooperazione allo sviluppo e della sicurezza alimentare. “L’Africa è una delle priorità nella politica estera italiana e l’attenzione riservata all’Africa ne è una prova”, ha evidenziato il moderatore Giampaolo Silvestri (Segretario Generale AVSI). “La sfida che abbiamo di fronte o la vinciamo insieme o non la vince nessuno”, ha ribadito Silvestri. Cindy Hensley McCain (Direttrice esecutiva del World Food Programme) ha precisato che “un africano su cinque soffre di fame cronica”, un problema aggravato dai conflitti, dal cambiamento climatico e dall’instabilità economica e politica. “Sempre più agricoltori africani assistono alla distruzione dei loro raccolti e del loro bestiame a causa dei cambiamenti climatici: non deve essere per forza così e ho visto il grande potenziale che esiste in tutta l’Africa”, ha precisato McCain definendo l’assistenza umanitaria come insufficiente se non accompagnata da investimenti ad ampio raggio. McCain ha però spiegato come per fare questo serve una maggiore coesione tra governi, società civile e ONG ma soprattutto il settore privato. “La presidenza italiana del G7 nel 2024 è una vera opportunità per accendere i riflettori sul contenuto vitale che lo sviluppo sostenibile può dare alla riduzione della fame e della povertà in Africa e nel Mondo”, ha sottolineato McCain. Nel suo intervento il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato il legame storico che c’è tra Italia e Africa, ricordando anche il ruolo avuto dai missionari a dal mondo cristiano. Tajani ha quindi rievocato il suo trascorso politico come Commissario europeo che lo ha aiutato a comprendere come collegare al meglio l’Europa all’Africa. “L’ultimo atto da Commissario europeo fu un grande evento che organizzai insieme alla Commissione africana sulle reti infrastrutturali trasversali che potessero connettersi tra loro aiutando entrambe le economie”, ha ricordato Tajani invitando a rivalutare il rapporto con i Paesi africani. “Se pensiamo di rapportarci all’Africa con una mentalità neocoloniale rischiamo di avere una sorta di rifiuto nei nostri confronti che farebbe danno a noi e all’Africa perché arriverebbero altre realtà, come Russia e Cina, che non hanno un interesse di vicinato”, ha spiegato Tajani parlando di un’Africa molto povera ma anche molto ricca. “Il nostro agire deve andare nella direzione dell’amicizia”, ha evidenziato il Ministro spiegando che ad esempio gli stessi militari italiani sono normalmente ben voluti perché più inclini a comprendere le identità altrui. “Per avere materie prime a costi più bassi dobbiamo cercare di fare accordi con i Paesi africani che siano vantaggiosi per entrambi i contraenti. Penso ad esempio a società miste che facciano lavorare manodopera africana”, ha suggerito Tajani annunciando un evento che ci sarà a novembre tra Italia e Africa e che coinvolgerà diversi capi di governo. “Quando parlavo di Piano Marshall, da Commissario e Presidente del Parlamento europeo, ne parlavo per una strategia comunitaria. Il Piano Mattei è la sezione italiana del Piano Marshall europeo. Vorrei che tutti i Paesi europei facessero quello che sta cercando di fare l’Italia per la crescita del continente africano”, ha spiegato Tajani sottolineando che gli accordi che si stanno facendo non sono orientati allo sfruttamento delle risorse, anche in campo energetico. Tajani ha ricordato che si sta lavorando anche sul fronte della formazione attraverso lo strumento di borse di studio che consentano a giovani africani di formarsi in Italia così che “quando torneranno nei propri Paesi vedranno nell’Italia un amico e un punto di riferimento”. Dal punto di vista dell’attività diplomatica, invece, Tajani ha espresso particolare apprezzamento per quanto fatto in Sudan e Niger a favore dei connazionali. Il Ministro ha altresì invitato a rivalutare il ruolo dei missionari e della loro formazione. “Dobbiamo essere grati a tanti di questi missionari”, ha aggiunto Tajani parlando di un’immagine positiva dell’Italia anche per merito di “ambasciatori che vanno in nome di Dio”. Il Ministro si è poi soffermato sul concetto della tolleranza tra le religioni che non devono essere strumenti per contrastare gli altri bensì per portare la pace. “Il diritto a professare la propria fede deve essere difeso con il dialogo inter-religioso”, ha affermato Tajani che, anche in funzione della questione migratoria, ha invitato ad aprirsi agli altri pur rimanendo certi della propria identità. “Centralità della persona, solidarietà, e dovere di aiutare chi ha di meno per chi ha di più sempre con spirito di fratellanza: questi sono i valori che devono guidare la vita di un politico”, ha concluso Tajani. (Inform)