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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Presentato oggi alla Farnesina “Lazio International”, piano di interventi per l’internazionalizzazione del sistema produttivo della Regione

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Un progetto per il riallineamento di export e proiezione delle imprese laziali sullo scenario internazionale alla performance economica della regione, che contribuisce all’11% del Pil nazionale. I lavori introdotti dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, che sottolinea l’importanza del coordinamento delle strategie e del sistema Italia, e dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ribadisce la discontinuità con le precedenti amministrazioni

 

ROMA – È stato presentato questa mattina alla Farnesina “Lazio International”, programma degli interventi di promozione dell’internazionalizzazione del sistema produttivo curati a partire da quest’anno dalla Regione Lazio. Un progetto per allineare l’export e la proiezione delle imprese laziali sullo scenario internazionale alla performance economica della regione, che contribuisce all’11% del Pil nazionale – seconda solo alla Lombardia, – in discontinuità con il passato.

A evidenziare quanto la diversità del nostro tessuto territoriale, anche dal punto di vista produttivo, rappresenti una ricchezza ed una importante potenzialità per il Paese il ministro degli Affari Esteri, Federica Mogherini, che ha aperto l’incontro ribadendo come la promozione dell’internazionalizzazione sia una tra le “attività fondamentali della Farnesina e tra le sfide che abbiamo davanti”. Incentivate dunque le iniziative di carattere territoriale, perché “alla forte domanda di Italia che c’è nel mondo non possiamo rispondere semplicemente con un’iniziativa di carattere nazionale”. Oltre a sostenere tali azioni e potenzialità, lo sforzo del Mae è volto – precisa Mogherini – al coordinamento, alla promozione del sistema Italia, raccordo “che moltiplica le ricadute territoriali positive” delle attività messe in campo. “Si tratta del primo evento di questo tipo che vede come protagonista il Lazio ed è il secondo piano, dopo quello della Lombardia, che viene presentato quest’anno – prosegue il ministro, aggiungendo come questo sia “segno della centralità della regione nel sistema produttivo del nostro Paese” e occasione che si auspica possa essere presa ad esempio da altre realtà italiane. “Nostro compito è quello di accompagnare le potenzialità che ci sono e raccordarle e, per quanto riguarda la Farnesina, accompagnarle nel mondo; fare in modo che l’Italia non sia solo un Paese che attrae investimenti e turismo, ma che riesce a rispondere a livello adeguato alla forte domanda di Italia che c’è nel mondo – afferma Mogherini, non nascondendo come occorra ancora “fare molta strada sul livello del coordinamento e della sinergia delle risorse che abbiamo”.  

A ribadire l’impegno del Mae sul fronte dell’internazionalizzazione anche il segretario generale Michele Valensise, che assicura l’impegno della rete a seguire la strategia di lungo periodo che oggi viene presentata. Modera gli interventi il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del Mae, Andrea Meloni

A rimarcare quanto il piano sia frutto della “discontinuità” che l’attuale amministrazione regionale intende produrre con il passato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ripercorre luci ed ombre di un panorama produttivo segnato, oltre che da specifiche caratteristiche, dalla lunga crisi economica e da quella politica attraversata dall’ente Regione. “Siamo impegnati in queste settimane in un radicale lavoro di risanamento dell’ente – afferma Zingaretti, precisando come “grazie al sistema del credito, stiamo uscendo dall’incubo di una Regione paralizzata da un monte debitorio di oltre 22 miliardi di euro”. Tra gli elementi di “difficoltà strutturale” su cui si sta lavorando il ritardo dei pagamenti alle imprese – quantificato nel peggiore dei casi a 1000 giorni dalla data di emissione della fattura, – il sistema di credito destinato a queste ultime, per consentire così l’accesso al fondo nazionale di garanzia, l’utilizzo dei fondi europei, il miglioramento dell’indice di competitività della regione, posta oggi nell’analisi condotta dall’Unione Europea al 143° posto. Sono dati che contrastano con la forza economica dal Lazio, che contribuisce con 170 milioni di euro l’anno al Pil nazionale (11%), con la presenza di settori produttivi all’avanguardia (il farmaceutico, l’high tech, l’aerospaziale) cui si affiancano settori più tradizionali ma di successo, come l’agroalimentare o l’artigianato e con la grande capacità di attrazione esercitata dalla capitale, Roma, “luogo unico per cultura, bellezza e storia e che rende più facile presentare nel mondo il Lazio come opportunità”. “Sappiamo che per aggredire le nostre difficoltà non basta risanare, perché contemporaneamente è importante avviare politiche di sviluppo e questa strategia di internazionalizzazione non è isolata ma fa parte di una nuova politica economica regionale che vuole produrre ricchezza e lavoro – afferma Zingaretti, che precisa come, a differenza dell’azzeramento dei fondi destinati nel 2013 all’internazionalizzazione, l’impegno sia quello di mettere a disposizione 11 milioni di euro a questo scopo per il 2014, lavorando su una programmazione triennale di circa 10 milioni di euro l’anno, più l’utilizzo dei fondi europei 2014-2020 (si parla di circa 45 milioni di euro).

Preliminare a questo piano organico di politiche regionali per l’internazionalizzazione una mappatura del tessuto produttivo del Lazio, con l’individuazione di 10 aree prioritarie di intervento: aerospazio, agroalimentare, arredo–design, automotive, bioscienze, economia del mare, ict, industria culturale, restauro e tecnologia delle costruzioni e sistema moda. L’obiettivo è la messa in rete di piccole e medie imprese – in particolare microimprese, che oggi costituiscono la fetta più grande del tessuto produttivo locale – interessate ai mercati esteri, l’attrazione di capitale e talenti nel territorio regionale, che ci si propone di rendere attrattivo e competitivo per la presenza di settori strettamente legati all’innovazione, e lo sviluppo degli investimenti in ricerca e sviluppo, così da valorizzare i centri di ricerca, le università e i poli scientifici sino ad oggi isolati e trascurati dalla politica, pur costituendo anch’essi – fa notare il presidente della Regione – un unicum del patrimonio produttivo nazionale. “Nonostante la sua forza produttiva, il Lazio incide sull’export nazionale solo per il 4,6% – rileva Zingaretti, che vuole migliorare questo dato attraverso un programma pensato “ponendosi seriamente l’obiettivo di crescere guardando all’internazionalizzazione”. L’investimento finanziario non sarà legato “all’ossessione per la gestione delle risorse – afferma il presidente della Regione Lazio, – dobbiamo tornare ad essere l’attore della legislazione, di linee guida e politiche di orientamento che trovino poi nell’economia e nella società civile i partner migliori per la loro effettiva realizzazione”. Resta di competenza regionale “la valutazione e il monitoraggio delle politiche, l’attività di diplomazia economica con interlocutori stranieri istituzionali e non e il compito di evitare la sovrapposizione di ruoli”. Tra i primi eventi concreti di questo piano, il Festival internazionale delle start up, manifestazione di promozione di aziende altamente innovative che vuole essere un simbolo della “sintesi che vogliamo diventi la nostra capitale, dal capitello al chip, ossia – conclude Zingaretti – la ricerca di un giusto equilibrio tra tradizione e innovazione”. A spiegare più nel dettaglio il piano di internazionalizzazione l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lazio, Guido Fabiani, che ribadisce come il progetto debba essere condiviso con i soggetti interessati, chiamati alla compartecipazione di iniziative e obiettivi, ritornando anche sull’importanza del monitoraggio degli interventi da parte della Regione. Tra i soggetti chiamati a contribuire all’iniziativa, l’agenzia Ice, rappresentata in quest’occasione dal presidente Riccardo Monti, che ha sottolineato l’importanza e l’ambizione del piano, augurandosi possa essere un esempio per altri enti territoriali. “Mettiamo a disposizione della Regione tutto il nostro know-how e siamo pronti ad individuare insieme le azioni che possano avere il ritorno più efficace dal punto di vista dell’internazionalizzazione – afferma Monti, rilevando quanto la regione sia ricca di settori produttivi che oggi si prestano alle proiezioni sui mercati esteri – la farmaceutica, l’aerospazio, l’high-tech – e l’importanza del coordinamento. Insiste sull’importanza dell’export italiano e sulle buone performance ottenute all’estero anche in questi anni di crisi Aurelio Regina, vice presidente di Confindustria e presidente dell’Agenzia per l’Internazionalizzazione Network Globale. “Oggi presentate un piano frutto di una fase di programmazione decisiva che è mancata in questi anni – afferma Regina, aggiungendo come sia ora altrettanto importante la fase della realizzazione per la crescita e la competitività del tessuto produttivo laziale. Tessuto produttivo le cui trasformazioni sono messe in luce nell’intervento del direttore della Cna del Lazio, Lorenzo Tagliavanti, che parla di problematiche dovute alla crisi ma anche di opportunità. “La forte domanda interna della capitale aveva impigrito le aziende che ora invece sono stimolate ad essere presenti sui mercati esteri e a migliorare qualità e competitività – afferma Tagliavanti, rilevando anche un ritorno di interesse, anche da parte dei giovani, ai settori produttivi e artigianali il cui successo è legato al brand made in Italy. “Formazione, anche rivolta agli imprenditori, aggregazione e innovazione sono le tre componenti che rappresentano il futuro della nostra regione – conclude. Richiama il contributo della Commissione Attività produttive del Consiglio regionale del Lazio al piano oggi illustrato il presidente Mario Ciarla, che evidenzia come “l’unico segno positivo in questo periodo di crisi economica sia rimasto quello delle esportazioni”. Le conclusioni della mattinata sono state affidate al vice ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda. “I dati ci dicono che l’export italiano è cresciuto in questi ultimi anni più di quello francese e spesso, nei settori di alta specializzazione italiana, più di quello tedesco. Si tratta di un trend che è destinato a continuare – afferma Calenda – visti in particolare i numerosi accordi commerciali appena conclusi o in fase di discussione avanzata (Canada, Giappone, Paesi del Golfo, Messico, Stati Uniti)”. Per il vice ministro l’accordo con gli Stati Uniti sarà particolarmente importante non solo per la forza economica degli interlocutori coinvolti, ma soprattutto perché prodotti di eccellenza italiana sino ad oggi hanno subito negli Usa logiche protezionistiche. Egli sottolinea inoltre come il settore manifatturiero stia “tornando verso occidente”, perché il gap tra i costi di produzione si è ridotto sempre più e perché la qualità dei prodotti diventa sempre più importante per i consumatori, dato che dovrebbe andare anch’esso a favore del nostro Paese, così come una ripresa del mercato dovuta alla crescita della classe media. “Nessun Paese al mondo ha, come il nostro, tutte le caratteristiche in regola per cogliere le opportunità messe in moto da queste trasformazioni – afferma Calenda, che ribadisce come l’acquisto da parte straniera di marchi importanti del made in Italy non comporti una loro delocalizzazione, ma anzi, una crescita di fatturato, produttività e occupazione nel nostro Paese. Un problema potrebbe essere però rappresentato dalla forza dell’euro, il cui costo potrebbe scendere con un’immissione di liquidità da parte della Bce che egli auspica fortemente. Tra le azioni messe in atto per promuovere l’internazionalizzazione, molte sono dirette in particolare alle piccole e medie imprese. Tra esse, il vice ministro richiama i road show per l’internazionalizzazione, un training diretto alle imprese italiane in merito ai contenuti dell’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti – training che sarà seguito, spiega, da un anno di supporto per l’inserimento dei prodotti nel mercato americano, evitando le aree, come New York, Miami e Los Angeles, dove la fame dal made in Italy è già ampiamente riconosciuta – e, in particolare, l’inserimento in azienda di export manager, ossia figure professionali formate per promuovere le strategie di internazionalizzazione, professionalità che lo stesso piano della Regione Lazio si propone di utilizzare. Calenda ricorda anche come l’attività dell’Ice sia sottoposta a monitoraggio e suggerisce tra le strategie di internazionalizzazione utili alla Regione il contatto diretto con buyer e media americani o di altri Paesi e il rafforzamento di eventi altamente simbolici del territorio. Per il piano regionale di attività per l’internazionalizzazione: http://www.laziointernational.it/. (Viviana Pansa – Inform)

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