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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Presentate dal Pd due proposte di legge volte a mantenere i reciproci diritti sociali ed economici tra Italia e UK

BREXIT

Conferenza stampa alla Camera dei Deputati

 

L’invito al Governo a farsi trovare pronto in difesa dei nostri connazionali residenti nel Regno Unito

 

ROMA – Girano incontrastate le lancette dell’orologio che condurranno alla Brexit, ossia all’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione europea: la data del 29 marzo 2019 si avvicina sempre di più e, con il countdown, monta anche la preoccupazione per il futuro dei nostri connazionali residenti in Gran Bretagna. Si è parlato di questo nella conferenza stampa del Partito Democratico tenutasi a Montecitorio nei giorni scorsi in cui si è chiesto al Governo di agire per preparare il Paese ad ogni evenienza. “L’Italia deve prepararsi all’impatto dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, come stanno facendo già gli altri Paesi membri. La prima nostra preoccupazione è per il milione d’italiani che vivono nel Regno Unito; il timore è che il tutto avvenga senza un accordo tra le parti- ha affermato Graziano Del Rio, capogruppo del Pd alla Camera che ha aggiunto – Ora dobbiamo scongiurare che la Brexit abbia ripercussioni gravi sui nostri concittadini all’estero: per questa ragione auspichiamo che le nostre proposte sulla Brexit siano viste dal Governo con attenzione e senza pregiudizio”. .

Tuttavia, benché il tempo stia scorrendo inserobilmente verso la data del 29 marzo, il processo di recesso del Regno Unito dall’Unione europea sembrerebbe aver subìto un colpo d’arresto: nonostante l’accordo trovato tra le parti, nelle sedi europee, vi è il rischio che nello step decisivo i voti alla Camera dei Comuni per approvarlo non siano sufficienti. “C’è all’orizzonte il rischio serio di una paralisi politica e istituzionale e quindi di un’uscita senza accordo, come ipotesi reale e concreta. Pertanto l’Italia deve farsi trovare pronta ad ogni evenienza: l’uscita senza la ratifica di un accordo getterebbe l’UK nell’incertezza. Stiamo parlando del nostro quarto mercato per esportazione, oltre che del luogo di residenza di settecentomila italiani: Londra sarebbe, per numeri di residenti, addirittura la ‘quinta città d’Italia’. Invitiamo pertanto il Governo italiano a prepararsi, per evitare disastrose conseguenze economiche e sociali”, ha evidenziato Massimo Ungaro, deputato del PD eletto nella Circoscrizione estera per l’Europa.

 

La conferenza stampa è stata l’occasione per la presentazione delle due proposte di legge del Pd: si tratta di una legge delega per applicare misure concrete e urgenti in caso di uscita senza accordo e della richiesta dell’istituzione di una Commissione bicamerale ad hoc per garantire al Parlamento un ruolo centrale nell’approccio, quanto più olistico possibile, verso le conseguenze negative della Brexit. Tra le priorità delle proposte di legge, da parte dell’opposizione di centro-sinistra, ci sono: il riconoscimento dei titoli professionali ed accademici di tutti i cittadini italiani residenti nel Regno Unito e, viceversa, di tutti i cittadini britannici che intendano risiedere in Italia; il raddoppiamento del personale nei consolati e delle risorse per i controlli doganali, considerando che saranno applicate le regole dell’Organizzazione internazionale del commercio; il sostegno alla circolazione delle merci, con il pieno rispetto degli standard di sicurezza; la garanzia di una piena convertibilità dei fondi pensione privati; la salvaguardia dei diritti acquisiti dai cittadini britannici già residenti in Italia; la richiesta alla Consob di trovare un regime transitorio per i prodotti derivati finanziari, con un mantenimento della continuità contrattuale; infine la stipula di accordi bilaterali tra Italia e UK.

“Siamo molto preoccupati dall’uscita senza accordo e dall’atteggiamento del nostro Governo: dal 29 marzo prossimo i nostri connazionali rischiano di ritrovarsi senza l’ombrello protettivo dell’Unione europea, che ne ha finora garantito condizioni di welfare e diritti. Ci sono rischi anche per le nostre imprese, che hanno nel Regno Unito un loro importante partner di mercato. La Germania e la Francia hanno già approvato testi di legge analoghi a quelli da noi proposti: vogliamo dare quindi strumenti di certezza del diritto sia agli italiani nel Regno Unito e sia ai cittadini britannici residenti da noi”, ha precisato l’On. Lia Quartapelle, capogruppo del PD in Commissione Affari esteri.

 

“Anche in caso di accordo, dal 30 marzo 2019 al 31 dicembre 2020 è previsto comunque un periodo transitorio, durante il quale bisogna stipulare nuovi accordi tra Unione europea e UK: tali accordi transitori avranno una natura mista, ossia saranno ratificati da tutti gli Stati membri. Quindi bisogna essere pronti anche in caso di uscita con accordo, per far fronte al periodo di transizione. In ballo ci sono il sistema pensionistico, quello sanitario e sociale, i titoli di studio e i diplomi professionali; senza contare che è stimato intorno ai 400 miliardi di euro il valore del nostro mercato con il Regno Unito”, ha sottolineato il deputato Piero De Luca, capogruppo del PD in Commissione Affari Europei.

Ha concluso la conferenza stampa Angela Schirò, deputata del PD eletta nella Circoscrizione estera per l’Europa nonché membro della Commissione Affari sociali. “Finora sono stati garantiti i diritti di residenza, il riconoscimento dei titoli professionali, le prestazioni sanitarie, sociali e pensionistiche. In ballo, con la Brexit, c’è la condizione delle persone in carne ed ossa che vivono sulla propria pelle il dubbio sul futuro: uno dei pilastri della Brexit è infatti proprio la fine della libertà di circolazione delle persone. Al contempo anche il cosiddetto ‘decreto sicurezza’ ha posto degli ostacoli: per esempio i tempi per la concessione della cittadinanza, attraverso il matrimonio, saranno raddoppiati e i richiedenti saranno sottoposti all’esame per certificare l’elevata conoscenza della lingua italiana. Tutto ciò complicherà molto lo status per quelle coppie miste nelle quali c’è un cittadino extracomunitario”, ha spiegato Schirò riferendosi a uno scenario che, evidentemente, riguarderà in un futuro molto ravvicinato anche i cittadini britannici. (Simone Sperduto-Inform)

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