ITALIANI ALL’ESTERO
ROMA – La proposta di realizzare una Green Card dell’Unione europea è stata presentata ieri a Roma nella sala stampa di Montecitorio. Sono intervenuti Massimo Ungaro, deputato del Partito Democratico eletto nella Circoscrizione Estero per l’Europa, Piero De Luca, capogruppo del Pd in Commissione Affari esteri, Raffaele Fantetti, senatore di Forza Italia eletto nella Circoscrizione Estero per l’Europa, Alessandro Fusacchia, deputato di +Europa eletto nella Circoscrizione Estero per l’Europa, e il già vice capo missione presso l’Ambasciata italiana a Londra, Giovanni Brauzzi. Presente naturalmente anche l’ideatore di questo progetto, ossia Roger Casale dell’associazione New Europeans: un movimento nato a Londra nel 2013 che si batte per i diritti dei cittadini dell’Unione europea ed è tuttora presente anche a Bruxelles.
Massimo Ungaro ha voluto ricordare la recente manifestazione di Londra, che ha visto scendere in strada circa un milione di persone contrarie alla Brexit. “E’ stato un momento d’inizio di una resistenza europeista: è proprio di fronte a tutta questa incertezza che dobbiamo guardare l’Unione europea come una fenice in grado di risollevarsi dalle ceneri, ancora più forte. A tal proposito la Green Card servirà a garantire quei diritti acquisiti e reciproci, messi a rischio dall’assenza di un documento tangibile che li certifichi: si tratta di quei diritti derivanti da anni di regolare permanenza nell’UK, da parte di cittadini italiani ed europei, e viceversa da parte di cittadini britannici nell’Ue”, ha spiegato Ungaro. L’esponente del Pd ha inoltre ricordato che, nello specifico, il cosiddetto ‘settled status’ inglese, ossia il permesso di residenza, non avrà alcun supporto fisico in grado di darne certificazione: ne potrebbero pertanto derivare problemi pratici tanto nel mercato del lavoro quanto anche solo per trovare un affitto. La Green Card potrebbe quindi essere erogata dalla Commissione europea a chi ha già maturato determinati diritti di residenza con regolare permesso.
L’ideatore Roger Casale ha pensato alla tutela dei 4 milioni di europei in Gran Bretagna e al milione e mezzo di britannici in Unione europea. “L’associazione New Europeans è nata quando si era intuito all’orizzonte il pericolo di un referendum per la Brexit, con tutte le possibili conseguenze tanto per cittadini europei nel Regno Unito quanto per i cittadini britannici in Europa. Nessuno all’epoca prendeva in considerazione questi problemi. La nostra posizione come New Europeans, dopo il referendum, è stata quella d’insistere sulle garanzie ai cittadini da parte del governo inglese; allo stesso modo abbiamo insistito verso le istituzioni europee. La Carta Verde dovrebbe riguardare quell’unico grande gruppo di circa 5 milioni e mezzo di persone tra europei nell’UK e britannici in Europa per garantirgli i diritti che avevano prima, tra libertà di circolazione e possibilità di dimostrare di possedere uno status di residenza. Sono molto contento dell’ampio consenso politico in Italia su questo tema”, ha commentato Casale.
Giovanni Brauzzi ha parlato di “una proposta pratica, efficace oltre che simbolica e ideale, in un momento in cui si è lontani da un concetto di cittadinanza europea e prevale l’egoismo nazionale: con gesti di questo tipo si possono creare le condizioni per una nuova fase europeista, superato questo dramma della Brexit, ossia lanciare un seme per il concetto di cittadinanza europea”. Piero De Luca ha ricordato il motto europeo “uniti nella diversità” per sottolineare come la Brexit rappresenti un passo indietro. “L’idea di uscire dall’Ue per garantire maggiori diritti sociali e civili e una maggiore sicurezza in nome della sovranità nazionale si sta rivelando sbagliata: anche chi ha sostenuto la Brexit al referendum forse ha capito che la scelta è stata poco opportuna, con una serie di difficoltà ben maggiori dei benefici. Io sono europeista e ho respirato la cultura europea come identità che non esclude quelle nazionali. Ci sono stati passi in avanti dal Trattato di Lisbona in poi, aggiungendo alla cittadinanza nazionale quella europea: un concetto che inizia finalmente a entrare nel dibattito giuridico e politico. La Green Card è un passo significativo perché, per prima volta, si riconoscerà al cittadino di un Paese terzo uno status intermedio che prevede il mantenimento di determinati diritti. Sto vedendo molti cittadini britannici preoccupati per il mantenimento dei diritti acquisiti, per esempio sulle pensioni e sui contributi versati; un discorso analogo potrebbe valere per i nostri concittadini nell’UK. Francia e Germania si sono già organizzati con progetti di legge in caso di ‘No Deal’; Italia è invece ancora indietro e lo abbiamo fatto presente al Ministro degli Esteri, Moavero Milanesi, nel corso di una recente audizione dove ci sono stati prospettati dei decreti di cui non conosciamo il contenuto”. ha evidenziato De Luca.
Alessandro Fusacchia ha sottolineato l’entità del momento di frattura storica rappresentato dalla Brexit. “Scopriamo che alcune conquiste fatte da europei non sono poi così irreversibili. Abbiamo inventato a Maastricht, venticinque anni fa, il concetto di cittadinanza europea seppure un po’ alla
leggera. Bisogna adesso stabilire che una volta acquisita la cittadinanza europea non la si possa più perdere: il principio della cittadinanza sia alla base di una vera democrazia europea. Dobbiamo poi parlare di tutela dei lavoratori, di una seria mobilità degli studenti, ma anche di un welfare europeo. Il tema più scottante di tutti è in questo momento quello dell’immigrazione: il sogno sarebbe proporre, a fronte di chi vuol alzare muri coi messicani, che un australiano possa venire da noi e diventare direttamente cittadino europeo, senza passare per la cittadinanza di un singolo Stato membro”, ha commentato Fusacchia preoccupato dal fatto che ad oggi i nostri connazionali nell’UK ancora non sappiano se per votare alle europee potranno farlo da lì oppure dovranno tornare in Italia. “A me risulta che un cittadino italiano fuori dall’Ue, per votare alle europee, debba tornare in Patria”, ha posto il quesito l’esponente di +Europa. Sono dunque tutti problemi che, come ha ricordato Raffaele Fantetti, riguardano “la più grande comunità italiana all’estero che ha addirittura superato quella storica in Argentina e che riguarda molti giovani: non dimentichiamo che Boris Jonhson definiva Londra la quarta città italiana per numero di abitanti” . Fantetti ha inoltre espresso piena condivisione e supporto per questa utile iniziativa. (Simone Sperduto/Inform)