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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Alla Festa dell’Unità di Ravenna il dibattito “Migrazione è percezione?”, presentato il libro di Concetto Vecchio “Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi”

ITALIANI ALL’ESTERO

Gli interventi dei parlamentari Pd della circoscrizione Estero Giacobbe,  Garavini,  Schirò e Ungaro, di Fabio Porta (Pd), del Segretario Generale del Cgie, Michele Schiavone e del presidente del Comites di San Marino Alessandro Amadei

RAVENNA – E’ stato presentato alla Festa Nazionale dell’Unità di Ravenna il libro del giornalista Concetto Vecchio dal titolo “Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi”, edito da Feltrinelli nel 2019. Il testo affronta in maniera attenta e puntuale il tema della percezione legato ai fenomeni migratori di ogni tempo e luogo, partendo dall’emigrazione storica italiana in Svizzera del secondo dopoguerra. “Migrazione è percezione?”  è stato anche il titolo del dibattito dell’incontro incentrato sul superamento delle paure verso il diverso e lo straniero, situazione patita a suo tempo dagli italiani emigrati, e al contempo sulla necessità di politiche volte a divulgare la conoscenza della storia dell’emigrazione italiana nel nostro Paese, a cominciare proprio dalle scuole. Dunque un momento di confronto che ha toccato i temi del presente e al quale hanno preso parte diversi parlamentari del Pd eletti nella circoscrizione estero: Francesco Giacobbe, Laura Garavini, Angela Schirò e Massimo Ungaro e il già eletto all’estero Fabio Porta. Ha partecipato all’incontro il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone. Fra i presenti anche presidente del Comites della vicina Repubblica di San Marino Alessandro Amadei.

Ha introdotto la presentazione Massimiliano Picciani, Presidente Assemblea Estero Pd, parlando di una città, Ravenna, che è nata dall’incontro tra popoli migranti e romani: questo proprio perché “l’emigrazione non è un fenomeno di oggi ma è sempre esistito e bisogna tenerne conto”, ha sottolineato Picciani. Toni Ricciardi, Storico delle migrazioni dell’Università di Ginevra ha quindi intervistato l’autore del libro che “ha avuto il merito di narrare l’emigrazione della provincia italiana del profondo sud, vissuta tra percezioni ed emozioni”. La parola è passata quindi a Concetto Vecchio che ha spiegato come questa storia di famiglia, narrata nel volume, sia di fatto iniziata il 2 ottobre 1962: la data dell’emigrazione di suo padre in Svizzera. Il fulcro del libro ruota attorno alla figura del controverso leader populista Schwarzenbach, promotore nel 1970 di un referendum teso ad allontanare dalla Svizzera circa 300 mila stranieri, tra cui tantissimi italiani. “Spesso non conosciamo le storie di sradicamento che hanno subìto gli emigrati, sul piano storico e sentimentale. In questo libro volevo però raccontare soprattutto quel senso di pregiudizio e di isolamento che vivevano i nostri emigrati in un’epoca in cui essere lontani dall’Italia significava non poter contare sui moderni mezzi di comunicazione per restare in contatto con casa né tantomeno poter usufruire dei voli low cost. Parlo di quei sentimenti universali che riguardano i nostri fratelli che arrivano per mare ogni giorno”, ha spiegato l’autore entrando nel dettaglio della vicenda narrata nel volume. In Svizzera si arrivava a quel tempo in virtù di un accordo bilaterale che ha consentito alla manodopera italiana di trovare una condizione lavorativa in un Paese in cui il problema della disoccupazione interna era pressoché marginale. Per l’autore i populisti svizzeri dell’epoca, visto che in Svizzera in quegli anni non c’era disoccupazione,  percepivano gli italiani come una sorta di concorrenza in grado di rompere un ordine di tipo identitario.  “Anche parte della stampa italiana – ha proseguito Concetto Vecchio – si occupò della questione, incredula di fronte a quell’atteggiamento degli svizzeri verso i fenomeni migratori. Il disagio maggiore lo avevano gli stagionali che non avevano di fatto diritti: gente che aveva famiglia trovava serie difficoltà a portare con sé i propri congiunti. Non dimentichiamo che spesso i lavoratori italiani vivevano in baracche, secondo un’accettazione fatalistica della povertà. Tuttavia oggi sappiamo che i destini si possono cambiare e molti italiani ce l’hanno fatta”, ha concluso l’autore.

Dal canto suo Fabio Porta(Pd) ha invitato a trasferire nelle scuole italiane queste narrazioni. “Il tema della percezione purtroppo riguarda molto da vicino l’Italia, dove su questo tema la distanza tra il reale e il  percepito  è tra le più elevate al mondo…Oggi. Siamo di fronte a una sfida culturale nuova”. Sono poi intervenuti i parlamentari del Pd eletti nella circoscrizione Estero. Il senatore Francesco Giacobbe ha voluto elogiare un aspetto del libro: “il saper parlare del presente raccontando il passato, che è un merito giacché noi non abbiamo spesso una buona conoscenza del passato”, ha rilevato Giacobbe invitando a superare le errate percezioni ma anche il senso di paura per la diversità. “Occorre condividere la memoria e istituire dei corsi di storia delle emigrazioni nelle scuole italiane”, ha aggiunto il senatore, eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, precisando come per esempio le politiche australiane siano volte da tempo al multiculturalismo in maniera efficiente. Anche la senatrice Laura Garavini si è detta favorevole a portare avanti un lavoro incentrato sul ricordo e la memoria, affinché le politiche partano da una base di conoscenza del problema migratorio. “Le tematiche del libro purtroppo appaiono spesso ancora sconosciute ai più in Italia. Bisogna inoltre riflettere e interpretare questi fenomeni, senza sottovalutare con snobismo queste paure perché può essere umano aver paura del diverso ma occorre far capire che quei diversi, con buone politiche integratorie, possono diventare motori delle società in cui si sono inseriti”, ha affermato la senatrice Pd eletta nella ripartizione Europa. Si questo punto si è soffermata anche la deputata Angela Schirò  sottolineando a su volta la necessità dell’insegnamento dell’emigrazione nelle scuole italiane ma soprattutto l’urgenza di un piano d’intergrazione, per l’inserimento scolastico e lavorativo di chi arriva da fuori. “Non ci può essere alcun futuro con i porti chiusi e i muri alzati. La stessa Germania ad esempio ha commesso in passato tanti errori ma poi ha saputo proporre anche politiche in favore dei cosiddetti Gasterbeiter”, ha evidenziato la deputata eletta nella ripartizione Europa. Dal canto suo il deputato eletto nella ripartizione europa Massimo Ungaro ha definito, quella narrata nel libro, “una fondamentale lezione di tolleranza, ricordando che anche noi siamo stati trattati male all’estero”, ha rilevato  Ungaro invitando a contrastare la disoccupazione giovanile in Italia ma anche a promuovere il dialogo tra l’emigrazione storica e la nuova mobilità. E’ stata poi la volta di Michele Schiavone, segretario generale del Cgie, che si è detto felice per l’inserimento di questi temi nello spazio della Festa dell’Unità. “Quello che ci riguarda più da vicino è l’aspetto legato all’emigrazione italiana che non trova purtroppo spazio nel discorso pubblico di questo Paese, come se ci fosse una vergogna a parlarne. Oggi abbiamo circa 6 milioni di italiani all’estero e diversi milioni di italo-discendenti ai quali bisogna dar voce all’interno delle istituzioni. Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a una politica che ha alzato i toni contro gli immigrati. Adesso abbiamo la possibilità di ancorare, attraverso leggi nuove, quelle garanzie necessarie a poter governare al meglio il vivere in comune tra persone di culture diverse. Per esempio a Palermo il sindaco Leoluca Orlando parla di interazioni tra cittadini che hanno gli stessi diritti pur avendo origini diverse: questo sia dunque l’impegno, rinnovando la stessa legge Bossi-Fini. Serve un cambio di mentalità: ormai viviamo in un mondo globale dove tutti, e non per buonismo, devono poter godere della libertà di muoversi”, ha commentato Schiavone. E’ infine intervenuto il vice presidente del Comites di San Marino , Alessandro Amadei, che ha lamentato la questione non ancora risolta delle targhe delle auto, creatasi a seguito del decreto sicurezza, causando problemi soprattutto ai frontalieri e alle aziende sammarinesi. Amadei ha ricordato anche il problema legato all’acquisizione della cittadinanza sammarinese per naturalizzazione, che comporta la rinuncia a quella italiana. “Il riaffiorare dei populismi forse dovrebbe portare a un’analisi introspettiva su ciò che non ha funzionato, anche all’interno della sinistra e delle stesse istituzioni europee”, ha aggiunto in conclusione Amadei. (Simone Sperduto/Inform)

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