direttore responsabile Goffredo Morgia
Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Alla Commissione Esteri l’audizione del Segretario Generale della Farnesina Elisabetta Belloni su efficienza e spese dell’attività amministrativa del Maeci

CAMERA DEI DEPUTATI

 

Belloni: Abbiamo 5 milioni e mezzo d’italiani iscritti all’AIRE e le richieste di cittadinanza potrebbero aumentare. Più servizi da erogare con bilanci sempre più rigidi

 

ROMA – Il quadro che è emerso in Commissione Esteri, con l’audizione del segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, è complesso e ricco di spunti di riflessione sul futuro della nostra rete diplomatico-consolare, che eroga numerosi servizi  agli italiani all’estero. Una progressiva spending review, dal 2008 ad oggi, ha portato alla chiusura di sessanta strutture della rete sebbene siamo ancora il Paese con il maggior numero di sedi all’estero, che ammontano a circa trecento. Non si tratta di una semplice rappresentanza, ma di promuovere il made in Italy nel mondo e non ultimo fornire servizi consolari a milioni di persone. “Al momento abbiamo 5 milioni e mezzo d’italiani iscritti all’Aire” – ha ricordato la Belloni sottolineando come questo numero potrebbe aumentare. “Questo – ha  aggiunto il segretario generale – comporterà un aumento di lavoro per il personale, che paga già un organico non sufficiente a rispondere in tempi adeguati alle richieste: non solo richieste di cittadinanza, ma anche atti notarili, battesimi, passaporti e visti… dobbiamo garantire ai nostri funzionari di poter lavorare in condizioni di normalità. Potrebbe non bastare puntare a contribuzioni orientate al risultato e alla maggior produzione, così come l’istituzione di un ‘profilo unico’ tra i funzionari per una maggiore flessibilità nell’impiego, soprattutto nelle sedi più piccole. Chiediamo quindi l’assunzione di personale di ruolo e di contrattisti, la riapertura della scuola di formazione del Ministero degli Esteri e l’esternalizzazione di alcuni servizi. Ogni anno – ha aggiunto la Belloni  – rilasciamo 1 milione 850 mila visti e 350 mila passaporti, senza contare un incremento del 20% sulle richieste di cittadinanza”.

Riguardo al made in Italy, il deputato Ivan Scalfarotto (Pd) ha voluto sottolineare come l’Italia sia il nono Paese esportatore al mondo. “Ho avuto modo di visitare ventinove Paesi e ho sempre trovato il nostro personale diplomatico molto preparato, addirittura più del singolo imprenditore, conoscendo le normative locali in modo specifico”. Per Pino Cabras (M5S) occorre “ringiovanire il personale, come sta facendo la Cina che investe nell’accademia diplomatica forgiando giovani agguerriti e pronti a conoscere il mondo”. Chiaramente più sensibile alla questione della cittadinanza è stato il deputato Luis Roberto di San Martino Lorenzato (Lega), eletto nella ripartizione l’America meridionale. “L’America Latina è già italiana: noi siamo già italiani all’estero. Italiani si nasce. Ricordo che 14 milioni e mezzo d’italiani sono nei decenni partiti dall’Italia. Solo in Brasile siamo 30 milioni di persone (discendenti dall’emigrazione italiana, ndr) e abbiamo 600 mila richieste di cittadinanza. In molti amano l’Italia e siamo noi italiani all’estero a promuovere il made in Italy. Questa è una sfida da affrontare perché gli italiani nati all’estero sono una risorsa, non un problema. In Brasile negli ultimi tre anni abbiamo pagato un totale di 16 milioni di euro per la tassa di accertamento sulla cittadinanza: siamo disposti a pagarne anche di più, il doppio e il triplo se necessario”, ha commentato San Martino Lorenzato ricordando come Paesi più piccoli abbiano in proporzione un numero più elevato di emigrati rispetto a noi. Per esempio il Portogallo ha 10 milioni di abitanti e 2 milioni e mezzo di portoghesi all’estero; lo Stato d’Israele, su un totale di 11 milioni di ebrei, ne ha 5 milioni in patria e 6 milioni sparsi nel mondo.

Un banco di prova particolarmente arduo sarà in ogni caso quello legato ai finanziamenti, come ha precisato il segretario generale del Maeci Belloni. I numeri parlano purtroppo molto chiaro sull’obiettivo votato al risparmio di questi ultimi anni. “Abbiamo un bilancio rigido, ossia un totale di 2 miliardi e mezzo così distribuiti: 514 milioni destinati all’aiuto pubblico per lo sviluppo, che vanno all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo; 470 milioni del Fondo Europeo di Sviluppo, che sono in realtà una ‘partita di giro’ nel senso che non vi si dispone direttamente in quanto fondi girati dal MEF al MAE;  591 milioni di contributi obbligatori verso le varie organizzazioni internazionali; 6 milioni per i cosiddetti oneri inderogabili; 30 milioni per il Fondo Africa; 45 milioni per i contributi a organismi ed enti vari; 230 milioni per le spese relative al personale di ruolo; rimangono infine soltanto 197 milioni di spese per il funzionamento e l’investimento con i quali far funzionare la Farnesina e le sedi estere. A parte i 197 milioni, che crediamo non possano essere ulteriormente compressi, tutte le altre voci rappresentano contributi obbligatori specificatamente destinati”.

Rispondendo alla deputata Laura Boldrini (Leu), già Presidente della Camera, che chiedeva delucidazioni sui finanziamenti destinati all’accoglienza, Belloni ha precisato come la fetta più grande spetti al Ministero dell’Interno (1,6 miliardi) che è direttamente competente per materia, mentre il Maeci potrà contare, seppur indirettamente, sui 514 milioni dell’AICS. “Un altro problema è stato poi il venir meno della riassegnazione delle entrate consolari, dette differenziali, che un tempo permetteva d’incrementare le risorse a disposizione e riutilizzarle nei servizi erogati ai cittadini. La Farnesina non beneficia più della ‘quota parte’ dei circa 150 milioni in entrate finanziarie”,  ha aggiunto Belloni.

Sulle sedi, nonché sulla vendita degli immobili e sulla presenza di prossimità territoriale dei consoli (anche quelli onorari, ndr) è intervenuta la deputata Francesca La Marca (Pd), eletta nella ripartizione America Centrale Settentrionale. “La crisi dei servizi diplomatici e consolari ha portato a un livello di disagio alto: per la quasi totalità del mio tempo mi occupo di queste criticità e mi relaziono coi nostri connazionali in Canada su queste tematiche. Trovo insostenibile la chiusura di sessanta sedi nel mondo. Capisco il bisogno di chiudere dove serve meno e di aprire altre sedi dove si ritiene che siano più utili, ma tutto ciò è sbagliato se serve solamente a fare cassa.  Penso ad esempio alla Svizzera, dove sono state chiuse le sedi di Lucerna e Zurigo. Inoltre negli ultimi dieci anni l’organico Maeci è diminuito di un terzo e spero a questo punto che almeno i Comites non siano toccati dalla spending review”, ha lamentato La Marca sottolineando come ci siano zone dell’Ontario non dotate dello strumento per la rilevazione dei dati biometrici. Infine sono state chieste delucidazioni in merito a un’indiscrezione riguardante la possibile vendita immobiliare della sede consolare di Toronto. Per l’ambasciatrice Belloni non ci sarebbero conferme riguardo questa indiscrezione e in ogni caso si è voluto rassicurare gli italiani in Canada sul fatto che un’eventuale vendita immobiliare non significa chiudere un consolato. (Simone Sperduto-Inform)

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