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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

A Oslo l’incontro “Italy: non just art, culture and food. The adventure of Italian industry”

ITALIANI ALL’ESTERO

Organizzato dal Comites di Oslo in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e la Fondazione Isec

OSLO – Non solo arte, cultura e cibo; l’Italia è anche investimento e sviluppo nel settore dell’industria ad ogni livello. A parlare di questa tematica è stato il Comites di Oslo, presieduto da Elisabetta Cassina Wolff, che ha iniziato questa nuova collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e con la Fondazione Isec (Institute for the History of Contemporary Age): quest’ultima è guidata dall’esperto di storia ed economia Stefano Agnoletto, altresì Visiting Research Fellow presso la BI-Norwegian Business School. “Italy: non just art, culture and food. The adventure of Italian industry”, è stato il titolo scelto per questo convegno che, partendo dalle memorie legate allo sviluppo industriale italiano, si è spinto dunque fino ai giorni nostri. “Sono davvero felice di questa collaborazione tra il Comites di Oslo, l’Istituto Italiano di Cultura e la Fondazione Isec. Il prossimo appuntamento sarà per il 25 novembre, con un secondo incontro dedicato a queste tematiche. Il titolo sarà ‘Italy and deindustrialization: decline and innovation between 20th and 21st centuries’. Quando ci si confronta con la storia dello sviluppo industriale italiano all’estero si finisce per parlare inevitabilmente del cosiddetto Made in Italy. Ma vediamo con questi incontri di cosa si tratta realmente”, ha affermato Elisabetta Cassina Wolff nel saluto introduttivo e anticipando di fatto il nocciolo della lezione tenuta da Stefano Agnoletto.

“Quando si parla del successo del Made in Italy si fa riferimento all’enogastronomia, ai marchi più noti nel settore dell’abbigliamento e dell’automobilismo nonché in un certo senso anche ai nostri monumenti più celebri; tuttavia vi mostrerò un altro aspetto del Made in Italy”, ha esordito Agnoletto proiettando delle slide. “L’Italia è membro del G7 fin dalle sue origini ossia dal 1975: ne fa parte insieme a Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito. Non dobbiamo ricordare solo brand come Barilla, Versace o Dolce e Gabbana ma anche Olivetti, Breda, Eni, Fiat e Alfa Romeo. Il successo dell’industrializzazione italiana all’estero risale ai tempi delle Repubbliche Marinare: quando un piccolo territorio, come quello di Amalfi, dominava il Mediterraneo; oppure Pisa, che non è famosa solo per la Torre, o ancora Genova e naturalmente Venezia. Lo stesso concetto alla base delle moderne banche nasce in Italia, precisamente in Toscana: non abbiamo infatti solo affreschi famosi raffiguranti scene rinascimentali o figure di santi ma anche molti che ritraggono momenti di scambi commerciali e bancari”. ha spiegato Agnoletto.

“Ci sono anche le invenzioni di Leonardo, come l’ornitottero una macchina progettata per il volo, oppure la rivoluzione scientifica di Galileo, ricordato per il telescopio; e ancora potremmo parlare della batteria di Volta. Quindi si passa attraverso le due rivoluzioni industriali che hanno visto l’Italia crescere tanto da arrivare, già agli inizi del ‘900, a produrre a Sesto San Giovanni – Milano le cosiddette electric cars”, ha evidenziato Agnoletto mostrando l’immagine dell’Ausonia electric car prodotta proprio dalla milanese Osma; soltanto pochi anni prima era stata fondata la Fiat, con il suo primo prototipo chiamato Fiat 4 HP. Come hanno mostrato le slide, l’Italia è stata anche, a cavallo tra ‘800 e ‘900, quel Paese che ha purtroppo dovuto scoprire l’emergenza emigratoria: un fenomeno che non ha smesso di ripresentarsi nei decenni a seguire e che tuttora conosciamo, sebbene sotto forme diverse di mobilità. “Tra il 1876 e il 1914 oltre 14 milioni di italiani lasciarono l’Italia per cercare fortuna nelle America, in Australia o nel Nord Europa; ma non mancò neanche una sorta di ‘dark side of our industrialization’, ossia l’industria bellica italiana durante il primo conflitto mondiale”, ha proseguito Agnoletto.

“Segue il periodo postbellico con il rilancio dell’industria aeronautica, dove l’Italia eccelle già dagli anni ’20 grazie alla Breda Aeronautica. Quindi comincia la produzione in serie che entra nelle case degli italiani, per lo più della classe borghese: l’esempio è dato negli anni ’30 dalla famosa automobile Fiat 508 Balilla. Dopo le distruzioni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, il rilancio dell’Italia coincide con il cosiddetto ‘miracolo economico’ nel decennio compreso tra gli anni ’50 e ’60. In pochi anni la produzione industriale vede un incremento tale da far impennare per esempio la produzione di autovetture, da poco più di 300 mila esemplari nel 1958 a più di 1 milione nel 1963. Un discorso analogo può essere fatto anche per gli elettrodomestici, passati da poche migliaia ad oltre il milione. Il simbolo di questo ‘economic miracle’ resta tuttavia la celeberrima portable mechanical typewriter prodotta dalla Olivetti e chiamata Lettera 22: così leggendaria che un esemplare è esposto in modo permanente al Moma di New York. La Olivetti inventerà nella metà degli anni ’60 anche il primo personal computer della storia – chiamato Programma 101 – molti anni prima dell’avvento di Bill Gates e Steve Jobs. La Nasa acquistò 45 esemplari di questo pc per le mappature lunari e lo studio della traiettoria della missione Apollo 11”, ha spiegato Agnoletto menzionando un altro grande successo italiano: la mitica Vespa 98 della Piaggio divenuta negli anni lo scooter più venduto al mondo. Dunque è un periodo che segna il momento in cui la società italiana scopre il consumo e la distribuzione di massa dei beni di uso quotidiano; un periodo altresì segnato da un elevato livello manageriale all’interno delle imprese, che diviene esso stesso un modello da esportare.

Quindi è la volta del cinema con icone e protagonisti di indiscusso successo come Marcello Matroianni, Alberto Sordi e Vittorio Gasmann divenuti volti celebri in tutto il mondo: “il messaggio che emerge dagli stessi film di quegli anni è l’idea di un’Italia che sogna in grande e che sta correndo molto velocemente”, ha aggiunto Agnoletto che ha di nuovo evidenziato come non sia stato naturalmente tutto privo di effetti collaterali. Anche qui ritroviamo quel ‘dark side’ già accennato: stavolta non è nella produzione bellica ma nel consistente, a volte tragico, fenomeno emigratorio di massa, già sperimentato ad inizio del secolo scorso: si tratta dell’emigrazione interna, dal sud al nord dell’Italia, ma soprattutto di quella verso l’estero e in particolare verso il nord Europa; per chi rimane in Italia, invece, comincia la stagione degli scioperi e della richiesta di più diritti e migliori condizioni lavorative. Per tornare alla produzione industriale e agli investimenti è stato citato anche il caso di Eni, quale una delle più importanti multinazionali nel campo energetico e petrolifero: si è menzionato l’esempio del fondatore Enrico Mattei con la sua ‘formula’ rivoluzionaria che prevedeva accordi equi per superare la condizione di sfruttamento dei Paesi in via di sviluppo detentori della materia prima: una visione lungimirante, quanto scomoda. Arrivando a tempi ancora più recenti, agli inizi degli anni ’90 l’Italia è considerata la quarta potenza mondiale. (Simone Sperduto/Inform)

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