RELAZIONI UE-AFRICA
Il 28 novembre a Roma, presieduta dal ministro degli Esteri Gentiloni e dal ministro dell’Interno Alfano
ROMA – La “EU-Horn of Africa Migration Route Initiative” (“Processo di Khartoum” o ‘PK’) sarà lanciata con una Conferenza ministeriale a Roma il 28 novembre, presieduta dal ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni e dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, accompagnati dal vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli e dal sottosegretario dell’Interno Domenico Manzione.
Flussi migratori e stabilizzazione regionale
Scopo dell’iniziativa – spiegano dalla Farnesina – la promozione di progetti concreti per una più efficace gestione dei flussi migratori nei Paesi del Corno d’Africa e nei maggiori Paesi mediterranei di transito (Libia, Egitto e Tunisia). In un’area dove le ricorrenti tensioni hanno anche portato in passato a conflitti armati, il Processo di Khartoum (PK) dovrebbe avere anche una valenza di stabilizzazione regionale.
La missione del vice ministro Pistelli a inizio luglio nei Paesi del Corno d’Africa (Somalia, Gibuti, Eritrea, Sudan ed Etiopia) ha avuto – sottolinea la Farnesina – un ruolo determinante.
38 Paesi partecipanti
Oltre ai 28 stati membri UE, partecipano al processo Libia, Egitto, Sudan, Sud Sudan, Etiopia, Eritrea, Gibuti, Somalia, Kenya, Tunisia.
Aumento del 400% degli arrivi rispetto al 2013
L’Italia è confrontata da tempo con consistenti flussi migratori (nel 2014 dalla frontiera marittima del Mediterraneo meridionale sono arrivati oltre 161.000 migranti, in aumento di oltre il 400% rispetto al 2013); l’operazione Mare Nostrum ha permesso di soccorrere in mare oltre 100.000 persone. La gestione di questi flussi non può avvenire unicamente con operazioni umanitarie, come Mare Nostrum, o di controllo delle frontiere, come l’operazione Triton, recentemente varata dall’agenzia europea Frontex.
Rafforzare cooperazione con Paesi di origine e transito
La Farnesina ha quindi ritenuto che fosse essenziale rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e transito dei migranti, in particolare intorno alla Libia, visto che la situazione attuale non consente di collaborare efficacemente con Tripoli e gran parte dei migranti e richiedenti asilo arriva dal Corno d’Africa. Con i Paesi della regione inoltre l’UE non aveva un foro di dialogo, mentre ne esisteva da tempo uno (Processo di Rabat) con i Paesi dell’Africa occidentale.
Lotta a “smuggling” e “trafficking”
In una prima fase, l’attenzione del PK si concentrerà su un tema di grande urgenza: la lotta al traffico di migranti (“smuggling”) e alla tratta (“trafficking”). Successivamente, il Processo di Khartoum potrà espandersi ad altri temi, in coerenza con le priorità dell’UE (migrazione regolare, migrazione irregolare, migrazione e sviluppo e protezione internazionale). Il tutto in un contesto di grande concretezza, finalizzato ad attivare precisi progetti di cooperazione da finanziare con fondi UE, coinvolgendo l’Organizzazione internazionale per la Migrazione (OIM) e l’UNHCR, già attive nella regione. Si pensa ad iniziative nel settore della formazione per guardie di frontiera, gestione dei campi per migranti, informazione a questi ultimi sui rischi della migrazione irregolare.
Partecipazione attiva Paesi europei e africani
L’iniziativa – evidenzia la Farnesina – è stata bene accolta dai Paesi europei, specialmente da quelli più direttamente toccati dai fenomeni migratori. La Germania ha fatto stato di essere molto interessata alle finalità del PK e si sta pensando a possibili iniziative bilaterali con questi Paesi in campo migratorio. Sul “fronte” africano, l’iniziativa è stata accolta con grande interesse, conclude la Farnesina. (Inform)