TALIANI ALL’ESTERO
Al workshop “Giovani italiani all’estero: rientro, popolamento, solidarietà”
La migrazione giovanile è un occasione di arricchimento culturale e professionale, tuttavia preoccupano sia le dimensioni del fenomeno, sia l’idea che non ci sia una circolarità nella migrazione
ROMA – Luigi Maria Vignali, direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Maeci, è intervenuto al workshop “Giovani italiani all’estero: rientro, popolamento, solidarietà”, organizzato dal Comitato 11 Ottobre d’iniziativa per gli Italiani nel mondo. “Quello della migrazione giovanile – ha affermato Vignali – è un tema attuale e preoccupante: questo non vuol dire dover demonizzare il fenomeno, che è invece da vedere come occasione di arricchimento culturale e professionale; tuttavia preoccupano sia le dimensioni del fenomeno e sia l’idea che non ci sia una circolarità nella migrazione. Siamo di fronte a flussi comparabili con quelli degli anni ’70: secondo le stime ufficiali sono circa centoventimila gli italiani che ogni anno partono dall’Italia, ma è probabile che le cifre siano ben più ampie fino a sforare le centocinquantamila unità. La comunità di emigrati italiani, con oltre cinque milioni di persone, rappresenterebbe un’ipotetica quarta regione d’Italia dopo Lombardia, Lazio e Campania”, ha commentato Vignali ricordando come, in questa classifica virtuale, sia stata da poco superata perfino la Sicilia, mentre una città come Londra verrebbe di diritto subito dopo Bologna e Firenze per numero di residenti italiani.
Il direttore generale si è poi soffermato sulle questioni relative alla nuova migrazione dei giovani che si recano all’estero. “Si tratta di problematiche complesse che toccano spesso anche la sfera dei diritti, oltre al riconoscimento del merito: sono questioni che sento emergere puntualmente durante gli incontri con le comunità dei giovani italiani all’estero. In questo il Maeci e la rete consolare possono dare delle risposte”, ha sottolineato Vignali parlando di cinque linee d’azione. “Bisogna intercettare le esigenze dei giovani all’estero, attraverso incontri e sportelli dedicati; contestualmente è necessario agevolarli nel percorso d’integrazione, attraverso politiche di assistenza e welfare nonché dedicate all’apprendimento della lingua. Occorre quindi – ha aggiunto Vignali – mantenere quanto più possibile aperto il dialogo con loro, considerando che soprattutto i più giovani, abituati a interagire tramite i social, tendono a sfuggire ai tradizionali circuiti aggregativi che hanno invece accompagnato gli emigrati italiani più anziani; è utile poi farli incrociare con le nuove generazioni dell’emigrazione storica, attraverso momenti di scambio e d’incontro per catalizzare e moltiplicare l’italianità: d’altronde i dati ci dicono che l’export italiano è in aumento proprio in quei Paesi dove esistono giovani collettività di connazionali ben integrate, che contribuiscono al richiamo del Made in Italy. L’ultima delle cinque linee d’azione consiste infine in un’operazione di mappatura dei talenti”, ha evidenziato Vignali ricordando come prossimamente sarà predisposta un’applicazione informatica dedicata ai nuovi italiani all’estero.
“Esiste già una piattaforma digitale per l’iscrizione all’Aire, che si chiama Fast It, e più in generale, nonostante una riduzione di seicento unità negli ultimi cinque anni tra il personale dell’organico consolare, abbiamo svolto un lavoro numericamente rilevante: per esempio con un incremento del 16% nel rilascio dei passaporti. Ricordo che la questione dei nuovi cittadini non è di poco conto: la legge italiana è la più generosa del mondo da questo punto di vista, nella misura in cui non prevede alcun limite generazionale. Riceviamo richieste di persone che vantano antenati risalenti alla fine dell’800. Tutto ciò genera un flusso di domande assai ampio che si riversa su consolati e comuni”, ha concluso Vignali che ha poi letto la toccante testimonianza di una ragazza siciliana emigrata in Belgio per lavoro. (Simone Sperduto/Inform)