direttore responsabile Goffredo Morgia
Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Il dibattito sulla promozione e l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero

CGIE

Assemblea Plenaria al Cnel

 

 

ROMA – L’idea di una cabina di regia tra Miur e Maeci che coinvolga anche il Cgie; ma anche la questione dei fondi per la cultura e il ruolo degli Enti Gestori e Promotori; infine la promozione del Sistema Paese nel suo insieme. Questi sono stati i temi trattati in apertura della seconda giornata dei lavori della 43^ Assemblea Plenaria del Cgie. Il presidente della IV Commissione tematica “Lingua e Cultura”, Fernando Marzo (Belgio), ha sollevato la questione delle numerose competenze in campo in fatto di gestione di questa promozione culturale, richiamando la necessità di un coordinamento. “Ci sono troppe competenze divise tra Miur e Maeci: come Cgie, già da anni, proponiamo che il Ministero degli Affari Esteri sia il depositario di una regia per queste politiche perché il rimpallo tra competenze ha sempre causato ritardi per esempio per i calendari dei corsi scolastici. E’ importante tenere conto che noi come Cgie e come Commissione IV rappresentiamo le nostre comunità che operano spesso in condizioni non ottimali. Anche sul ruolo degli Enti Gestori e Promotori occorrerà un momento di confronto anche alla luce della nuova Circolare 13 e della crescente richiesta di lingua e cultura italiane all’estero”, ha affermato Marzo auspicando che le osservazioni del Cgie possano rendere la Circolare 13 più performante e che la stesura dei Piani Paese tenga conto di una programmazione pluriennale e di tutte le istanze.

Il Segretario della V Commissione, Cesare Villone, ha invitato a “rendere effettivo il contributo delle collettività all’estero  sollecitando maggiormente le sedi diplomatiche per elaborare annualmente il Piano Paese partecipato da tutte le parti attive nel Sistema Paese”, ha rilevato Villone riferendosi all’idea già menzionata di una struttura unitaria in grado di valorizzare il ‘marchio Italia’ nel sociale, nell’economia, nella scienza, nella tecnologia e nella formazione. “Occorre mettere a sistema le scuole, gli Istituti Italiani di Cultura, ma anche i consolati e le ambasciate. Esiste poi un enorme potenziale da parte delle associazioni italiane estere quale ulteriore strumento per la promozione. Non dimentichiamo la necessaria protezione giuridica del brand italiano e la difesa delle nostre eccellenze in tutti i settori, non ultimo quello enogastornomico”, ha aggiunto Villone. A dimostrazione di quanto l’Italia sia attrattiva nel suo insieme ha portato la propria testimonianza anche l’On. Juan David Velez Trujillo, della Camera dei Rappresentanti della Colombia. “Sono venuto a imparare da voi per replicare la vostra attività nel mio operato. Conoscere le vostre tematiche è uno strumento per poter trasferire nel mio campo le vostre buone pratiche. La Colombia, proprio come l’Italia, ha una lunga tradizione di storia, arte, lingua e cultura”, ha commentato Velez Trujillo.

 

Dopo il richiamo del consigliere Vincenzo Arcobelli (Usa) al contributo italiano alla Giornata dell’Indipendenza che si celebra negli Stati Uniti, Pietro Cataldi, Rettore dell’Università per gli Stranieri di Siena, ha invitato ad agire in modo sistematico. “L’Italia si è comportata storicamente come una famiglia nobile noncurante di garantire le proprie ricchezze, le terre e i palazzi; ossia contando solo sul blasone della famiglia. Ora ci troviamo con la lingua italiana che ha nel mondo più domanda che offerta; ciò mentre le altre lingue sono state sempre sostenute da politiche e investimenti dei rispettivi Paesi. Una lingua può essere un valore in diversi modi: per molti è legame con la madrepatria. Bisogna mettere a sistema la qualità nei vari territori, offrendo possibilità agli studenti italiani di fare esperienza all’estero; altresì importante sarà la capacità dell’Italia di accogliere gli studenti stranieri, superando in entrambi i casi i problemi burocratici legati anche a una disabitudine a mettere in atto queste attività. L’Italia è diventato un Paese di grande interesse culturale per potenze come Cina, Brasile, Russia. Nella mia università abbiamo studenti provenienti da oltre cento Paesi nel mondo”, ha concluso Cataldi mettendo in guardia da un insegnamento sbagliato della lingua o da una certificazione linguistica non approfondita.

E’ quindi seguito il dibattito con gli interventi dei consiglieri. Rita Blasioli Costa (Brasile) ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “un coinvolgimento maggiore di enti e associazioni o degli stessi Comites o patronati, tramite accordi per la somministrazione di certificazioni, che sarebbe importante per la cittadinanza anche alla luce del decreto sicurezza, pensando agli studenti e ai grandi flussi dall’estero”. Nello Collevecchio (Venezuela), nella sua esperienza di docente all’Università di Caracas e di direttore delle relazioni internazionali presso tale ateneo, ha rimarcato “la voglia e il bisogno di italiano” che ci sono nel territorio da lui rappresentato. Tony Mazzaro (Germania) ha evidenziato l’utilità di “offrire un servizio qualificante per insegnare l’italiano nel mondo attraverso il mondo universitario al contempo armonizzando il sistema delle certificazioni delle competenze linguistiche”. Luigi Papais (Ucemi) ha lamentato la riduzione dell’offerta scolastica di lingua italiana nel territorio croato: “siamo passati da otto a quattro scuole in un territorio che ha un potenziale molto alto in termini di fruizione”, ha affermato Papais ricordando come a Fiume la lingua ufficiale sia proprio l’italiano e come la suddetta città sarà Capitale europea della cultura. “Bisogna potenziare la rete e ripristinare una dignità per la nostra lingua”, ha aggiunto Papais menzionando anche la tutela della stampa italiana in questa area e in particolare due giornali come l’Arena di Pola e la Voce del Popolo.

 

Roger Nesti (Svizzera) ha sollevato dubbi sul cambio di regime contributivo. “Nella legge di bilancio e nel fondo per la cultura i contributi per gli anni scolastici non sono allineati con gli stanziamenti per l’anno solare. Servono finanziamenti pluriennali e una certa flessibilità per dare un seguito al cambio di regime e non mettere a rischio i contributi in questo settore. Un’altra novità introdotta dalla Circolare 13 è nella configurazione e nella natura degli Enti Gestori e Promotori: va bene avere una maggiore autonomia e una struttura più forte ma senza norme flessibili si metteranno a rischio gli Enti promotori più tradizionali”, ha evidenziato Nesti chiedendo un maggior coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità territoriali nella stesura dei Piani Paese.

Norberto Lombardi (Pd) ha richiesto un’interlocuzione diretta e continuativa del Cgie con tutti gli altri protagonisti in campo. “81 Paesi hanno finora presentato il Piano Paese ma nello stesso tempo abbiamo raccolto lamentele sul fatto che questi documenti siano stati confezionati in modo burocratico, senza un coinvolgimento dei soggetti associativi e degli operatori di settore. Va bene rafforzare i rapporti con il Miur e partecipare come Cgie alla cosiddetta cabina di regia. Nel frattempo però il fondo quadriennale per la lingua e la cultura, incluso nella finanziaria 2017-2020, a breve scadrà e verranno a mancare 50 milioni annui per la promozione. Auspichiamo in un assestamento di bilancio: se comparisse una piccola voce, a significare che il fondo non è finito e si rinnova oltre il 2020, sarebbe già un passo avanti”, ha commentato Lombardi invitando il Comitato di Presidenza del Cgie a intervenire su tali questioni.

 

Isabella Parisi (Germania) ha ripreso il problema del divario tra offerta e richiesta nell’insegnamento della lingua italiana all’estero: “nelle scuole estere è ancora troppo poco quello che si offre per creare questi corsi dove la lingua sia insegnata per didattica”, ha evidenziato Parisi. Silvia Alciati (Brasile) ha parlato delle certificazioni degli enti sommistratori e della “possibilità di accordo con le università dove già esista un corso di italianistica, con un modello applicabile agli istituti accademici dove abbiamo già dei docenti”.  Alciati ha invitato a potenziare le competenze e il bacino già esistente, facendo magari diventare queste università promotrici di prove d’esame e di un riconoscimento del titolo di studio. Juan Carlos Paglialunga (Argentina) ha sollevato la questione di come “anche una terra lontana come la Patagonia abbia bisogno di formazione e di personale di maggior prossimità territoriale, per non disperdere le risorse in circoscrizioni troppo vaste”. Il Vice Segretario Generale per l’America Latina Mariano Gazzola (Argentina) ha ricordato alcune criticità proprie dell’America Latina: “qui c’è una realtà costituita da persone appartenenti a più generazioni nel tempo e spesso quando si prende contatto con la lingua ciò avviene per lo più in età adulta e la promozione non deve essere quindi concepita solo per l’età scolastica; a ciò si aggiunga il nostro mancato coinvolgimento nell’attività di pianificazione della promozione per la comunità italiana, ossia non ci sentiamo coinvolti nel Piano Paese; infine c’è la criticità dei fondi che saranno sempre meno”, ha commentato Gazzola.  Giuseppe Stabile (Spagna-Portogallo) ha auspicato su questo tema una proficua collaborazione con tutte le altre componenti della rappresentanza. Riccardo Pinna (Sudafrica) ha lamentato con preoccupazione il rischio di un’imminente chiusura di due asili a Johannesburg già a settembre: “dovremo cominciare a dire ai genitori di trovarsi un’altra scuola benché sarebbe strategico tenere aperti questi luoghi che ci fanno tra l’altro ben volere vista anche la situazione politica in Sudafrica”, ha dichiarato Pinna. Silvana Mangione, Vicesegretario Generale per i Paesi Anglofoni Extraeuropei, ha evidenziato, parlando di politiche volte ad attrarre studenti, una crescente richiesta di italiano nell’area statunitense di Boston, Philadelphia, Miami e New York. “Abbiamo bisogno di superare un funzionamento separato delle scuole dall’asilo alle superiori e poi alle università, che sono addirittura un sistema a parte. Necessitiamo di docenti preparati e di corsi efficienti: vanno bene  per esempio i corsi online. Spesso assistiamo al problema dei bambini che apprendono l’italiano in famiglia; poi non strutturandone lo studio a scuola perdono la propria lingua anche a causa del fatto che i propri compagni parlano inglese. Infine un altro problema è quello di non essere stati coinvolti nel Piano Paese. C’è bisogno di flessibilità e di allargare l’insegnamento di italiano, anche al di là degli italo-discendenti”, ha aggiunto Silvana Mangione. (Simone Sperduto/Inform)

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