CAMERA DEI DEPUTATI
Alla Commissione Esteri
“Generiamo servizi, reddito e occupazione ma occorre più personale nelle nostre sedi estere”
ROMA – Si è svolta, presso la Commissione Esteri della Camera dei Deputati, l’audizione del segretario generale del Maeci Elisabetta Belloni: la relazione è stata incentrata sullo stato della spesa, nonché sull’efficacia nell’allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell’attività amministrativa del Maeci. Belloni ha sottolineato alcune criticità strutturali dovute anche a un bilancio definito “rigido”: il riferimento è andato alle procedure di spesa e a quelle d’allocazione delle risorse, comprese le risorse in entrata derivanti dai servizi consolari offerti ai cittadini all’estero. Si rammenta che, per tale materia finanziaria, si deve prendere a riferimento il decreto legge n. 185 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 2 del 2009: quest’ultima prevede di ridisegnare in funzione anti-crisi il piano strategico nazionale.
“E’ estremamente utile per noi questo dialogo con il Parlamento, per sottolineare quegli aspetti che, nell’ottica del funzionamento della macchina amministrativa, ci sembrano importanti anche per comprendere come il legislatore si orienta sui temi specifici. Inutile dire che viviamo in un quadro internazionale particolarmente complesso, che vede il confronto costante tra la Farnesina e una molteplicità di organizzazioni. In tal senso il ruolo della nostra diplomazia assume la funzione di promozione del dialogo, al fine di poter capire al meglio queste complesse realtà. La Farnesina deve essere propositiva per mettere il Governo di turno nelle condizioni di assumere l’indirizzo politico più adeguato”, ha spiegato Belloni durante l’audizione parlamentare.
Qual è dunque il valore aggiunto da difendere? “La Farnesina ha sempre potuto contare su una rete diplomatico-consolare estesa e capillare. Siamo il Paese con più sedi all’estero, ossia ben 302, nonostante una ‘spending review’ che dal 2008 ha portato alla chiusura di 60 nostre strutture. Abbiamo tuttavia saputo riorientarci, a fronte della chiusura di queste sedi, sottoponendo al Governo la questione di scelte oculate per una gestione strategica di questo ridimensionamento. Siamo passati da una ‘spending review’ forzata a una riqualificazione dell’attività diplomatica. L’obiettivo per l’Italia rimane quello di concorrere sul piano internazionale alla formazione delle regole del gioco e quindi giocare un ruolo incisivo sia sul piano multilaterale sia su quello bilaterale con i singoli Stati”, ha evidenziato Belloni.
Quali i problemi strutturali e finanziari derivanti dalla spending review? “La tendenza al risparmio ha prodotto bilanci rigidi: quello attuale è di 2 miliardi e mezzo ma soltanto 197 milioni sono destinati alle spese di funzionamento e d’investimento con le quali far funzionare la Farnesina e le sedi all’estero. Non è quindi un bilancio ulteriormente comprimibile ma un altro aspetto critico è quello delle risorse umane. Avendo bloccato, negli anni, il turn over nella carriera diplomatica, abbiamo ad oggi un terzo del personale francese e un quarto di quello tedesco. In diverse sedi – ha lamentato Belloni – abbiamo poche unità a fronte di migliaia di pratiche, tra le quali le richieste di cittadinanza che con la nuova legge sono destinate ad aumentare…Ma se vogliamo davvero confrontarci con i nostri competitors e partners internazionali, oltre ai numeri serve anche la qualità: credo sia necessario la riapertura della scuola di formazione del Ministero degli Esteri per formare al meglio i funzionari impegnati all’estero”. (Simone Sperduto-Inform)