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INFORM - N. 121 - 18 giugno 2002

Da Emigrazione Notizie

In memoria di Gino Bloise a un anno dalla sua morte

Il ricordo dell’Istituto Fernando Santi

Lo scorso anno, il 6 giugno, cessava di vivere Gino Bloise. L’affetto di tutti i suoi familiari lo ha accompagnato fino alla fine dei suoi giorni. Lo ricordano con affetto e stima gli uomini e le donne dell’Istituto F.Santi, l’organizzazione degli emigrati e degli immigrati della quale è stato Presidente e per la quale, in circostanze difficili, si è battuto con grande intelligenza e tenacia.

Gino Bloise con il suo lavoro ha fatto in modo che l’Istituto, da trenta anni presente fra gli italiani all’estero, vivesse e fosse presente nel futuro delle nostre comunità. La scelta più difficile era quella della coerenza con le ragioni che avevano ispirato la costituzione del Santi.

Gino Bloise ha fatto questa scelta insieme a noi salvaguardando un patrimonio di idee e di opere fatte, tenendo aperto il collegamento con il mondo del lavoro, con il sindacato, propugnando i valori costituzionali come memoria storica da salvaguardare ed attuare, l’italianità come tratto culturale unificante nel confronto e nelle sintesi dei singoli paesi di accoglienza, i diritti dei cittadini e la giustizia sociale. Gino Bloise voleva una rappresentanza più ampia e più forte dei lavoratori migranti e si impegnò perché si costituisse la Federazione Italiana Emigrazione ed Immigrazione, promossa dall’Istituto Santi e dalla Filef.

Gino Bloise, una figura da ricordare alle nuove generazioni per avere non solo proclamato la elevazione dei lavoratori in anni di discriminazione ma anche praticato in lotte di popolo il perseguimento di tale obiettivo. Fortunata la sua città perché Gino Bloise che tanto l’ha amata ne ha fatto oggetto di poesia.

Lo ricordiamo rappresentante socialista delle popolazioni calabresi in Parlamento e componente del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

Ancora una volta, grazie Gino per il tuo esempio.

Il ricordo della FILEF

Ad un anno dalla sua scomparsa, vogliamo ricordare Gino Bloise, con cui abbiamo condiviso i momenti difficili della riorganizzazione delle associazioni Filef e F. Santi e del rilancio di un ampio progetto di rappresentanza dei cittadini migranti a partire dalla grande esperienza di lotta per la tutela degli italiani all’estero, che ebbe il suo apice negli anni ’60 e ’70.

Bloise, egli stesso figlio di emigrati in Argentina, ha per tutta la vita, condiviso la condizione, i drammi, le nostalgie dei migranti che numerosissimi sono partiti dalla sua terra, la Calabria. Il progetto della F.I.E.I., portato avanti nello stretto rapporto con la CGIL, e di cui fu convinto sostenitore e per il quale si è particolarmente impegnato negli ultimi anni, doveva, nella sua idea, trasferire il portato di conoscenze, di battaglie per l’integrazione e per i diritti dei nostri cittadini emigrati, nella nuova situazione creatasi in Italia, sul versante immigrazione. Egli era assolutamente convinto che la condizione dei migranti prescinde dalla nazionalità di origine ed accomuna tutte le vaste moltitudini di donne e uomini costretti da condizioni di indigenza a lasciare i propri paesi e a rischiare il proprio futuro in terre conosciute solo per il nome, spesso ostili, raramente accoglienti.

Negli ultimi mesi aveva più volte espresso il proprio disappunto per il dibattito politico che si stava sviluppando intorno all’immigrazione extracomunitaria in Italia; ne coglieva la grettezza offensiva delle persone e soprattutto la perdita totale di memoria storica di una parte consistente della classe politica e dell’opinione pubblica, che nel più classico dei processi di rimozione, cancellava d’un tratto oltre un secolo di storia di migrazione italiana nel mondo.

Abbiamo condiviso con Gino Bloise questi momenti; la Legge Bossi-Fini, recentemente approvata alla Camera, ne costituisce purtroppo, la maturazione più scandalosa; la storia e la tenacia di Bloise, ci insegna tuttavia che non si deve mai dare nulla come scontato e definitivo.

Abbiamo di fronte situazioni ed impegni importanti, sia sul versante degli italiani all’estero, sia su quello dell’immigrazione, che non è e non sarà un fenomeno passeggero, né gestibile sul piano della demagogia, del paternalismo, o tantomeno, della mera sicurezza.

Pensiamo che il modo migliore per ricordare Gino Bloise sia tener presente tutto questo; e procedere speditamente sulla traccia che ci eravamo dati che appare, ad un anno di distanza, ancor più corretta e necessaria. (Rodolfo Ricci)

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