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INFORM - N. 37 - 20 febbraio 2001

Franco Santellocco (CGIE): Asmara chiama Roma

ROMA - L'apertura del Canale di Suez nel 1869 coincide con l'avvio dell'espansione delle potenze europee verso il resto del mondo. La rotta verso l'Oceano Indiano, così agevolmente abbreviata dal Canale, viene subito posta sotto controllo lungo le coste del Mar Rosso da Egitto, Gran Bretagna e Francia.

Su questa scena l'Italia si presenta in ritardo, ma riesce ad aggiudicarsi nel 1870 il possesso del porto di Assab, acquistato dalla Società marittima Rubattino che aveva a suo tempo fornito le navi "Piemonte" e "Lombardo" alla spedizione dei Mille. Nel 1882 l'Italia subentra con la sua diretta sovranità su Assab e sulla regione che diventerà la nostra prima colonia: l'Eritrea.

Il resto è storia nota: la presa di Massaua, le prime truppe indigene, gli Ascari e gli Alpini, il cui Corpo, istituito da pochi anni per combattere sulle montagne, riceve il battesimo del fuoco in Africa; il massacro di Dogali, l'Amba Alagi, la disfatta di Adua.

Storia nota, come l'espansione italiana in Africa settentrionale su un secondo fronte di nome Libia. Storia nota, come la conquista dell'Etiopia e la fondazione dell'Impero. Ma si verrebbe meno al rispetto della verità storica se omettessimo di ricordare, accanto agli eventi bellici, il contributo italiano al benessere ed alla civilizzazione delle nostre colonie.

Non si può chiudere il capitolo storico dell'Italia in Africa commemorando la dignità del Duca d'Aosta, l'istituzione dell'Amministrazione Fiduciaria in Somalia: abbiamo il dovere di esserne fieri, ma altrettanto dobbiamo esserlo per i nostri costruttori di strade, ponti, porti; per quegli italiani che, assieme agli eritrei, seppero sviluppare a tal punto la produzione agricola dell'Eritrea che nei primi Anni 40 gli ortaggi, gli agrumi (introdotti dai coloni calabresi e siciliani) e le banane superavano il fabbisogno locale e venivano esportati.

Strutture ospedaliere e scuole italiane erano già state impiantate antecedentemente alla Prima Guerra Mondiale, e all'inizio degli Anni '20 la comunità italiana ad Asmara aveva addirittura dato vita ad una compagnia teatrale filodrammatica.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, per l'Eritrea, tutto questo termina inesorabilmente.

Rimane però presente nel Paese una numerosa collettività italiana, che emigra in parte in Arabia Saudita per lavorare nei campi petroliferi.

Nei decenni successivi, gli italiani di un'Eritrea annessa come provincia all'Etiopia conosceranno l'instabilità e i conflitti sanguinosi tra i movimenti indipendentisti eritrei e l'imperatore Hailè Selassiè, che verrà rovesciato da un Colpo di Stato militare nel 1974 e successivamente assassinato.

Si instaura la dittatura filo-sovietica di Hailèmariam Menghistu, che insanguinerà per più di quindici anni il Paese eliminando a migliaia i veri o presunti oppositori e muovendo guerra senza quartiere agli indipendentisti eritrei. Con la caduta del muro di Berlino e il dissolvimento dell'Unione Sovietica viene a mancare il principale appoggio al regime Menghistu, che fugge dal Paese nel 1991 mentre i fronti di liberazione eritrei prendono il controllo di Asmara. Con il referendum del 24 maggio 1993 l'Eritrea si proclama Stato indipendente e l'Italia sarà il primo Paese a riconoscerla ufficialmente.

La cerimonia di presentazione delle credenziali dell'Ambasciatore d'Italia, il primo a presentarle, diede un'eloquente testimonianza dell'immutato legame di amicizia tra i due popoli: ad Asmara una folla immensa accompagnò l'intera cerimonia scandendo in italiano "Italia, prima! Italia, prima!".

Trascorso ormai mezzo secolo dalla fine del periodo coloniale e liberati dalla dittatura di Menghistu, gli eritrei potevano finalmente tornare ad esprimere i loro sentimenti di amicizia per l'Italia senza timori e senza essere tacciati di "nostalgici".

Ed oggi, in un Paese a forte identità africana situato fra il Tropico del Cancro e l'Equatore, molte insegne di negozi per le strade sono scritte in italiano e la gente lo parla volentieri per testimoniare un profondo legame sopravvissuto a guerre, rivoluzioni e persecuzioni. Questo profondo legame si esprime anche con la presenza attiva della Casa degli Italiani di Asmara ed il rispetto portato ai nostri sepolcreti, tra cui il Cimitero degli Eroi (quest'ultimo a Cheren, ove riposa, fra gli altri, il generale Lorenzini, Medaglia d'Oro VM), che non hanno conosciuto le distruzioni ed il degrado toccati ad altri cimiteri italiani, come ad esempio quello di Tripoli.

La significativa presenza della comunità italiana d'Eritrea oggi è costituita da tre componenti principali:

- Comunità dei residenti storici, in parte a riposo, che hanno scelto di restare nel Paese nonostante le avverse condizioni politiche, economiche e di sicurezza degli anni 70-80 e che ha duramente sofferto a causa delle condizioni generali in cui ha versato il Paese in quegli anni;

- Comunità dei Religiosi e Missionari, associati al ruolo rilevante della Chiesa Cattolica in alcune aree del Paese (Bassopiano Occidentale, Zona Centrale Meridionale);

- Comunità del Corpo Docente Ministeriale, recente e transeunte, operante all'interno delle più grandi Scuole Statali Italiane all'estero.

Per tutti, il vincolo con la Madrepatria è fortemente sentito ancora oggi dai nostri connazionali in Eritrea, come testimoniato dalla calorosa accoglienza da loro riservata lo scorso gennaio alla delegazione di parlamentari della "Casa delle Libertà" guidata dagli Onorevoli Gianfranco Fini e Mirko Tremaglia (il cui padre riposa nel cimitero italiano di Asmara), in occasione della loro visita alla collettività ed alle più alte Autorità di Governo.

Invero, accanto alle tre componenti principali su richiamate, si registra una ulteriore presenza costituita da:

- Nuovi residenti (tecnici, imprenditori e professionisti), oltre i "pendolari" che svolgono attività commerciali e di consulenza tecnica.

Sulle solide fondamenta di questo legame storico di affetto e fiducia, oggi l'Eritrea considera l'Italia il suo principale partner nel settore economico e della cooperazione allo sviluppo, e le prospettive di un rafforzamento delle relazioni di amicizia e di collaborazione fra i due Paesi sono considerate col massimo favore da tutte le forze politiche.

E' da ricordare, fra l'altro, il delicato ruolo svolto dall'Italia nel recente accordo di pace tra Eritrea ed Etiopia firmato ad Algeri il 12 dicembre 2000 e non vi è dubbio che spetterà all'Italia il maggior impegno alla ricostruzione delle infrastrutture e in genere dell'economia dell'Eritrea danneggiata dalla guerra con l'Etiopia. Lo scopo è certo ambizioso: contribuire a far rinascere un Paese che sia esempio di civiltà e modernità per il Corno d'Africa e per l'intero Continente; un Paese che, fra le sue lingue, parla anche l'italiano. (Franco Santellocco*-Inform)
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* Presidente della V Commissione del CGIE


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