INFORM - N. 150 - 6 agosto 2007


IL PUNTO DI MARCO ZACCHERA

A confronto con la società americana e caso Parlanti

 

Cari amici del “Punto”,

La scorsa settimana sono stato negli USA dove ho incontrato alcune nostre comunità italiane nella mia veste di responsabile esteri di AN ed è stata l’occasione per l’ennesimo confronto con la società americana così diversa dalla nostra. Anche in questa occasione mi hanno colpito l’evidente dinamismo del paese, la grande libertà di iniziativa, la fede e l’orgoglio che la gente ha nel sentirsi americani, gli adesivi “Supportiamo le nostre truppe” appiccicate sulle auto (ma ci sono molte meno bandiere in giro rispetto a qualche anno fa, l’effetto nazionalistico post 11 di settembre si è evidentemente attenuato salvo che per i controlli agli aeroporti, semplicemente sfiancanti).Vista di là l’Italia mi è sembrata piccola piccola ed a leggere le notizie via internet decisamente deludente. Lasciamo perdere le figuracce personali di qualche deputato (in questo tipo di scandali anche negli USA si danno da fare…) il problema è che quando paragoniamo il nostro paese ad altri usciamo spesso male dal confronto.Se in alcuni settori (sicurezza sociale, pensioni, sanità) stiamo meglio degli USA è nella modernità che rimaniamo sempre più indietro. Non solo per la praticità ed innovazione nei servizi e nella poca burocrazia, ma soprattutto nella maggiore evidente libertà di operare, muoversi, investire. E’ una grande nazione che corre, mentre noi camminiamo o siamo fermi. Comunque tutti amano e sognano l’Italia tanto da chiedersi perché non ci diamo maggiormente impegno a tutelarne i tesori storici ed ambientali che forse sarebbero davvero  il nostro miglior investimento per il futuro.

Ma il mio viaggio aveva anche un’altra “mission” ovvero la visita ad un penitenziario americano (ad Avenal, nel bel mezzo di un deserto in California, con 41° di temperatura) dove un cittadino italiano, il tecnico informatico Carlo Parlanti, sta scontando una condanna a 9 anni per reati per i quali credo sia effettivamente innocente. Ma la cosa più allucinante è che i fatti di cui è accusato risalgono al 2002, che a suo carico fu emesso un mandato di cattura internazionale senza che lui ne sapesse nulla finché - per puro caso, in transito aereo in Germania nel 2004 - fu bloccato alla frontiera e estradato negli USA per un processo molto discutibile. Sono poi emersi fatti nuovi, stravolgenti le logiche processuali e che sembrano confermare la sua assoluta innocenza, ma per fare il processo di appello occorrono almeno 100.000 dollari, non esiste altrimenti un “Tribunale del riesame”. Il problema non è però di una singola persona ma che in  questo quadro sono stati violati tutti i diritti di un cittadino italiano (per esempio nessuno informò il consolato italiano al momento dell’arresto) e le condizioni ad Avenal sono impressionanti. Pensate ad un campo con una triplice cinta di filo spinato di cui una ad alta tensione, 8000 (ottomila!) detenuti in celle da 400 persone ciascuna e con un sovraffollamento del 100%. Manca un adeguato servizio medico, il caldo è pazzesco con un regime carcerario durissimo. Credetemi che quattro ore di colloquio in quell’ambiente sono state una esperienza  toccante.   Chi vuol conoscere meglio il caso entri su www.carloparlanti.it ed eventualmente aderisca ad un appello che insieme ad altri amici stiamo sollevando in sede politica, giuridica, europea e presso un Ministero degli Esteri che non mi pare stia facendo tutto il possibile per un equo processo ed un equo trattamento. (Marco Zacchera, responsabile del Dipartimento Esteri di AN/Inform) www.marcozacchera.it

 


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