IL
PUNTO DI MARCO ZACCHERA
A confronto con la società americana e
caso Parlanti
Cari
amici del “Punto”,
La scorsa settimana sono stato negli USA dove ho incontrato
alcune nostre comunità italiane nella mia veste di responsabile esteri di AN
ed è stata l’occasione per l’ennesimo confronto con la società americana così
diversa dalla nostra. Anche in questa occasione mi hanno colpito l’evidente
dinamismo del paese, la grande libertà di iniziativa, la fede e l’orgoglio che
la gente ha nel sentirsi americani, gli adesivi “Supportiamo le nostre truppe”
appiccicate sulle auto (ma ci sono molte meno bandiere in giro rispetto a qualche
anno fa, l’effetto nazionalistico post 11 di settembre si è evidentemente attenuato
salvo che per i controlli agli aeroporti, semplicemente sfiancanti).Vista di
là l’Italia mi è sembrata piccola piccola ed a leggere le notizie via internet
decisamente deludente. Lasciamo perdere le figuracce personali di qualche deputato
(in questo tipo di scandali anche negli USA si danno da fare…) il problema è
che quando paragoniamo il nostro paese ad altri usciamo spesso male dal confronto.Se
in alcuni settori (sicurezza sociale, pensioni, sanità) stiamo meglio degli
USA è nella modernità che rimaniamo sempre più indietro. Non solo per la praticità
ed innovazione nei servizi e nella poca burocrazia, ma soprattutto nella maggiore
evidente libertà di operare, muoversi, investire. E’ una grande nazione che
corre, mentre noi camminiamo o siamo fermi. Comunque tutti amano e sognano l’Italia
tanto da chiedersi perché non ci diamo maggiormente impegno a tutelarne i tesori
storici ed ambientali che forse sarebbero davvero
il nostro miglior investimento per il futuro.
Ma il mio viaggio aveva anche un’altra “mission” ovvero
la visita ad un penitenziario americano (ad Avenal, nel bel mezzo di un deserto
in California, con 41° di temperatura) dove un cittadino italiano, il tecnico
informatico Carlo Parlanti, sta scontando una condanna a 9 anni per reati per
i quali credo sia effettivamente innocente. Ma la cosa più allucinante è che
i fatti di cui è accusato risalgono al 2002, che a suo carico fu emesso un mandato
di cattura internazionale senza che lui ne sapesse nulla finché - per puro caso,
in transito aereo in Germania nel 2004 - fu bloccato alla frontiera e estradato
negli USA per un processo molto discutibile. Sono poi emersi fatti nuovi, stravolgenti
le logiche processuali e che sembrano confermare la sua assoluta innocenza,
ma per fare il processo di appello occorrono almeno 100.000 dollari, non esiste
altrimenti un “Tribunale del riesame”. Il problema non è però di una singola
persona ma che in questo quadro sono stati violati tutti i diritti
di un cittadino italiano (per esempio nessuno informò il consolato italiano
al momento dell’arresto) e le condizioni ad Avenal sono impressionanti. Pensate
ad un campo con una triplice cinta di filo spinato di cui una ad alta tensione,
8000 (ottomila!) detenuti in celle da 400 persone ciascuna e con un sovraffollamento
del 100%. Manca un adeguato servizio medico, il caldo è pazzesco con un regime
carcerario durissimo. Credetemi che quattro ore di colloquio in quell’ambiente
sono state una esperienza toccante. Chi
vuol conoscere meglio il caso entri su www.carloparlanti.it ed eventualmente
aderisca ad un appello che insieme ad altri amici stiamo sollevando in sede
politica, giuridica, europea e presso un Ministero degli Esteri che non mi pare
stia facendo tutto il possibile per un equo processo ed un equo trattamento.
(Marco Zacchera, responsabile del Dipartimento Esteri di AN/